sofia vettori

Questa ragazza vende violini da 24.000$ su Instagram: la storia di Sofia

8 Febbraio 2024
Gianluca Saccavini

A quanti è capitato di cadere nella trappola del “è troppo tardi”? O di darsi per sconfitti ancor prima di iniziare un nuovo percorso?

Cambiare (o rinnovare) la propria professione sembra l’impresa più difficile del mondo – specialmente se ci si vuole fare strada nel digital e magari non se ne ha mai sentito parlare prima.

Ebbene, c’è chi ha attraversato esattamente tutte queste paure e ne è uscita vincitrice. Stiamo parlando di Sofia Vettori, liutaia e mamma di tre figli, che in poco più di due anni si è affacciata al mondo digitale e ha modernizzato completamente il suo mestiere, portandolo sui social media.

La sua creatività non ha limiti: ad oggi gestisce una scuola di liutai online, una gelateria, un canale YouTube in cui insegna a lavorare a maglia ed è anche autrice di alcuni libri per bambini.

La sua storia ci insegna che nella vita si è sempre in tempo per stravolgere tutto, ricostruirlo e dare vita a qualcosa di nuovo e straordinario.

Sì, anche se il proprio lavoro è una di quelle incredibili professioni che viene tramandata di generazione in generazione.

Dalla bottega del nonno allo scoppio della pandemia

Tutto comincia nel 1935 a Firenzuola, un paesino tra Firenze e Bologna, quando il nonno di Sofia, un violinista, vuole scoprire com’è costruito il suo violino.

“Ha smontato il suo strumento e poi, con l’aiuto di qualche libro in biblioteca, ha imparato a costruirne uno da zero. È impressionante come sia riuscito a fare tutto da solo, in un paesino sperduto in mezzo alle montagne. Altri liutai hanno visto il suo talento e lo hanno aiutato a finire d’imparare il mestiere.

Il nonno poi ha insegnato il mestiere a mio babbo, e mio babbo a me e ai miei fratelli”.

sofia 1

E forse è proprio negli insegnamenti di suo padre che Sofia, prima ancora di scoprire il mondo dei social e del marketing, capisce che ama la sensazione di condividere quello che sa con altre persone.

“Quando mio nonno è sceso dalle montagne per imparare le tecniche di altri liutai, molti gli hanno anche insegnato apposta tecniche sbagliate. Ci ha sofferto molto.

Così il mio babbo, da quando siamo piccoli ci ha sempre detto: «Io non voglio fare come hanno fatto gli altri col nonno». Abbiamo sempre condiviso i nostri segreti.

Ricordo ancora un signore a cui ho insegnato la mia tecnica di verniciatura. Il fatto di aver condiviso con lui tecniche che avevo imparato in diversi anni di lavoro non mi ha tolto nulla. Anzi, mi ha arricchita, sia nell’animo che nelle mie conoscenze”.

Ma il mondo di un liutaio rimane pur sempre un mondo solitario. Come racconta Sofia stessa, l’unico momento “social” del mestiere sono le fiere, in cui si incontrano clienti e musicisti.

“Vado alle fiere da quando sono piccola. Il mio babbo ci portava ogni volta che c’era l’occasione. Ed è alle fiere che si vendono gli strumenti”, spiega Sofia.

Con l’arrivo della pandemia, le fiere si bloccano a tempo indeterminato e il mercato crolla improvvisamente.

Nel mentre, Sofia rimane bloccata negli Stati Uniti con i suoi tre figli.

L’isolamento, i primi 10.000 followers su Instagram e la paura di non essere in grado di farcela

Siamo nel Midwest degli Stati Uniti: è qui che Sofia ha conosciuto suo marito 4 anni prima (anche lui un liutaio). Da tempo stava pensando di trasferirsi lì: esserci rimasta bloccata per colpa del Covid è stata semplicemente la spinta finale.

Eppure questa è una tappa cruciale per il viaggio digital di Sofia. È proprio in questi momenti di isolamento che, lontana dall’Italia, Sofia inizia a comunicare sui social:

“Proprio a inizio 2020, per sentirmi più in contatto col mondo là fuori, ho iniziato a pubblicare ogni giorno il mio lavoro da liutaia su Instagram. E contro ogni aspettativa, ho iniziato a costruire un forte seguito”.

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“Grazie ai social sono anche riuscita a vendere uno strumento, qualcosa che non avrei mai immaginato potesse accadere. Quando è successo, ho deciso che era il momento di investire seriamente nella mia formazione digitale.

Fin da bambina, da quando guardavo il mio babbo trattare alle fiere, mi è sempre piaciuto capire che meccanismi c’erano dietro alla chiusura di una vendita.

Crescendo, però, ho iniziato a pensare che ormai era troppo tardi per imboccare la strada del marketing o della vendita. Non sarei mai stata in grado di imparare da zero, non dopo così tanti anni da liutaia”.

A gennaio 2021, però, il suo profilo contava già 10.000 followers, e Sofia aveva iniziato a fare le prime sponsorizzate dei post.

“Lorenzo, un mio amico di Firenze, ai tempi aiutava a far crescere un ecommerce. Al che l’ho chiamato e gli ho chiesto «Lore, secondo te cosa dovrei fare?» e lui mi ha risposto «Mai hai un sito? Devi creare almeno una landing page, o perderai tutti i potenziali lead che arrivano dalle ads».

Sofia era incredula.

“Parliamoci chiaro: io non avevo idea di cosa stesse parlando, non avevo mai sentito quelle parole in vita mia.

«Ma posso imparare o è troppo tardi?» «Se ho imparato io puoi imparare anche tu. Cerca Dario Vignali su Google, leggi il suo blog e studia Business Genetics». Da lì mi si è aperto un intero mondo che prima non conoscevo”.

La vera scossa, però, arriva nel modo più inaspettato.

La mentalità libera e intraprendente degli Stati Uniti (e di Marketers)

“Un giorno mio figlio Dante torna da scuola con un foglio sui buoni propositi: come organizzarli, come scriverli, come dividerli in passi più piccoli – tutto questo in terza elementare! In Italia nessuno ci insegna queste cose, nemmeno a 40 anni.

È lì che mi sono detta: «Accipicchia Sofia, qui devi iniziare a darti una mossa anche tu»”.

E così inizia il vero viaggio  di Sofia nel mercato digitale, letteralmente alla velocità della luce: in un anno studia Instarebels, YouTube Fundamentals e Shopify Start.

Si iscrive anche alla Performance School, senza saperne ancora nulla di Ads.

“È stata la scelta migliore che potessi fare. Grazie alla School ho messo le basi della mia scuola per liutai online. Su Instagram in molti mi facevano domande sulla verniciatura dello strumento. Così ho detto, perché non crearci un corso?

In ogni fase della creazione del corso mi sono confrontata con i maestri della School, che mi hanno aiutato davvero in tutto, dalla scelta del pricing a quella della piattaforma su cui caricarlo. Da novembre dell’anno scorso fino ad ora grazie al corso ho fatturato 30.000 dollari”.

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Marketers come supporto da una parte, gli Stati Uniti dall’altra:

“Essermi ritrovata negli USA mi ha aiutata tantissimo. Ho passato anni della mia vita a fare le cose di nascosto, per paura di cosa dicesse la mia famiglia o cosa pensassero i miei amici.

Qui potevo finalmente rinascere – metaforicamente – e dare vita a sogni e progetti che prima mi sembravano irrealizzabili.

Soprattutto, potevo essere una nuova me: ho smesso di passare tempo con persone che sapevano solo buttarmi giù. Vedevo il cambiamento anche nei miei figlioli, che qui vanno in una scuola che li motiva e li aiuta a credere in sé stessi, qualunque sia la loro passione”.

Per Sofia è stato importante andare via e essere inserita in un ambiente nuovo, lontano da tutti i preconcetti che si era costruita nel tempo, anche su sé stessa.

“Qui negli Stati Uniti è tutto diverso rispetto all’Italia. Nessuno ti giudica per quello che fai o per come ti vesti, nessuno ti rinfaccia i tuoi errori. Anzi, ti incoraggiano tutti a provare a fare qualcosa di nuovo, e se sbagli, ti dicono che è tutto ok, e che l’importante è andare avanti.

Per me, che sono cresciuta in un piccolo paese di provincia, essere esposta a questa mentalità è stato un cambiamento epocale. Ed è la stessa mentalità che ho ritrovato anche in Marketers”.

Il fil rouge dei progetti di Sofia: l’anatra Bavaglio

Se c’è una cosa che si capisce subito di Sofia, è che ha una voglia costante di mettersi in gioco, da sempre, anche se non tutto (com’è normale che sia) è andato sempre nel verso giusto.

Ancora prima della pandemia, aveva aperto una gelateria a Firenze (“L’ho aperta all’oscuro della mia famiglia, e il primo anno è andata sempre in perdita, riuscivo a ripagare i dipendenti solo col mio lavoro da liutaia”), aveva scritto una decina di libri per bambini (“ne ho ancora il garage pieno”) e aveva aperto un blog di lavori a maglia che non era mai decollato.

Ma qual è il filo rosso di tutti questi progetti?

Bavaglio, un’anatra vissuta per 14 anni con la sua famiglia d’origine.

“Mio nonno era come San Francesco, aveva un sacco di animali, e quest’anatra ha vissuto con lui per 14 anni. C’è una foto del ‘48 con mio nonno e l’anatra assieme”.

nonno bavaglio

“Mio babbo ci raccontava sempre le storie di Bavaglio. E da lì che ho preso spunto per raccontare le prime storie nei libri per bambini.

Ad esempio, il primo libro che ho scritto è stato “Bavaglio mangia il gelato”, che racconta anche la storia della gelateria.

Poi ho usato l’anatra anche per raccontare altre storie. Una di queste sul bombardamento di Firenzuola durante la prima guerra mondiale, che hanno vissuto i miei zii, raccontata dal punto di vista di un bambino. La storia è diventata anche un cortometraggio patrocinato Unesco.

Bavaglio è il filo conduttore di tutto quello che faccio, anche se me ne sono accorta solo dopo”.

gelateria bavaglio

Dopo due anni dallo scoppio della pandemia, ora Sofia può già contare diversi successi:

  • 20.000 followers su Instagram che seguono le sue creazioni come liutaia
  • Una scuola online di liutai
  • Un canale YouTube (Maglia con Sofia) iniziato in pandemia e che oggi conta ben 17.000 followers

Ma non sono questi il focus dell’articolo.

Sofia grazie al digitale può vivere e lavorare negli Stati Uniti, vendere in tutto il mondo e stare sempre accanto alle persone che ama. Ha costruito lo stile di vita dei suoi sogni, in un Paese con cui si sente in perfetta sintonia e dove vuole veder crescere i suoi figli.

A questo punto è facile chiedersi: ma come si fa?

Ecco cosa serve (davvero) per farcela

Dagli inizi del suo percorso, per Sofia c’è stato solo un mantra: “Se vuoi davvero ottenere qualcosa, il tempo per farlo lo trovi”.

“A volte mi faccio paura da sola. Lavoro e ho tre bambini piccoli da gestire, ma i ritagli di tempo si trovano sempre.

Quando ripiego la lavatrice, guardo le lezioni di Business Genetics dal telefono. Quando porto il figliolo più piccolo a fare le gare di trampolino, in macchina guardo altre lezioni. L’anno scorso mi svegliavo alle 2 di mattina per seguire le dirette dall’Italia di Marketers Connect”.

sofia

Realizzare i propri sogni vuol dire anche scontrarsi con i pregiudizi degli altri:

“Quando da ragazza parlavo con un muratore o con un idraulico per la costruzione della gelateria, si sentiva la gente che diceva: «Ma il marito che lavoro fa?». C'era sempre l'idea che ci fosse qualcuno dietro a coprirmi le spalle.

Io invece ce l'ho sempre fatta da sola, con i soldi che guadagnavo creando violini”.

Cosa possiamo imparare da Sofia?

Che la voglia di farcela distrugge qualsiasi ostacolo.

Per Sofia ogni fallimento è stato un insegnamento, un’occasione per aggiustare il tiro, per calibrare la rotta. Anche se all’inizio non ne sapeva nulla di digitale.

“Con la mia storia voglio far capire che anche se si parte dallo zero assoluto, ce la si può fare.

Quando ho iniziato a studiare il digital marketing «Posso imparare anche io?» era una domanda che mi ponevo spesso. Non pensavo fosse possibile. Alla fine ho capito che l’importante era partire”.

Per quanto riguarda la paura di buttarsi e provare una nuova strada (a qualsiasi età), Sofia ha un solo consiglio:

“Se quello che vuoi provare a fare non mette in pericolo la tua famiglia dal punto di vista economico, ti direi di provarci sempre.

L’importante è non passare tutta la vita a dire «Vorrei fare questo» o «Quanto sarebbe bello diventare così» e nel mentre stare tutto il tempo con le mani in mano e non fare nulla per cambiare le cose.

L’importante è provarci in maniera pensata, prendersi il rischio di provare, e se va male… Si ricomincia sempre da un’altra parte”.

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