Da Milano a una vita tra le onde su Shibumi: la storia di come abbiamo insegnato ai nostri 3 figli che i sogni possono diventare realtà

Un sogno per cui vale la pena scommettere il tutto per tutto

Forse era già tutto scritto.

O forse eravamo stufi di invidiare le vite degli altri.

“Perché noi, no?”, ci chiedevamo.

Quindi abbiamo iniziato a trovare soluzioni invece che scuse e tutto è cambiato.

Ma facciamo un passo indietro…

Io e mio marito, Stefano, ci siamo conosciuti nel 2002, in una vacanza in barca a vela in Grecia.

Sin da allora, abbiamo coltivato un sogno: vivere insieme nel bene e nel mare.

Volevamo passare i nostri giorni tra le onde, viaggiando su una barca a vela, in modo sostenibile e senza fretta, seguendo i ritmi e le esigenze della nostra famiglia.

Invece vivevamo a Milano, una città ricca di opportunità ma dove l’ambiente urbano, i prezzi alle stelle e i ritmi accelerati stavano diventando opprimenti per noi.

Decidiamo di trasferirci, io, mio marito e i nostri tre figli, Iago, Nina e Timo.

Lasciamo la nostra vita di agi e certezze per trasferirci in Brianza, a casa di mio padre.

Il piano era:

“Mettiamo in affitto la casa a Milano, restiamo qui un annetto e risparmiamo il necessario per acquistare la nostra nuova casa galleggiante.”

Nel frattempo, io continuo il mio lavoro come freelance da remoto nel settore della moda, con molti meno stimoli di quelli offerti dal contatto con la moda milanese.

Mio marito, in quanto fisico dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, passa da 5 minuti di bici per arrivare a lavoro, a dover fare 3 ore tra andata e ritorno in auto ogni giorno.

I bambini hanno cambiato scuola e hanno dovuto farsi nuove amicizie in un paese sperduto di 5000 anime.

Un sacrificio, uno dei primi, in vista del nostro sogno.

E così passa il primo anno, quello premeditato.

Poi anche il secondo, e improvvisamente ci ritroviamo alla fine del terzo.

Il tempo stava passando, inesorabile, i figli stavano crescendo ed era chiaro che i soldi non sarebbero bastati.

Un giorno ci siamo guardati in faccia:

“Si vive una volta sola.”

Ora o mai più, era arrivato il momento di giocarci tutto, per ottenere ciò che davvero volevamo.

Così abbiamo venduto definitivamente la casa a Milano.

Con i soldi guadagnati abbiamo finalmente sistemato, equipaggiato e preparato la nostra barca, Shibumi.

È un'imbarcazione degli anni '80 che abbiamo acquistato nel 2016. Da anni era ferma in un cantiere in Grecia e aspettava solo noi.

Non per una vacanza questa volta, ma per essere la nostra casa. Ce l’avevamo fatta e ora non saremmo più tornati indietro.

Prima di levare l’àncora, però, c’era ancora tanto da fare.

E, soprattutto, nulla ci avrebbe potuto preparare a ciò che sarebbe arrivato…

Il dubbio nella testa, una certezza nel cuore: inizia il viaggio

Nel 2020, in ritardo su ogni tabella di marcia, dalla Grecia portiamo Shibumi in un cantiere sul fiume Magra, in Liguria, dribblando la pandemia e i rallentamenti causati da questa.

Mio marito ha rifatto tutto l’impianto elettrico e idraulico. Abbiamo installato: pannelli solari e dissalatore, per essere sostenibili e per essere autonomi energeticamente.

Limitare i costi è rimasto un mantra laddove ne avevamo la possibilità.

Abbiamo richiesto l’istruzione parentale per i nostri figli e un anno di aspettativa.

Avevamo pianificato tutto il pianificabile: avremmo attraversato il Mediterraneo e usciti dalle colonne d'Ercole avremmo raggiunto le Canarie, poi Capoverde e da lì traversata verso il centro America.

Tutto entro febbraio 2021.

Così a ottobre 2020 abbiamo mollato gli ormeggi. Quindi Capraia, Corsica, Sardegna, Baleari…

A gennaio è partita la corsa contro il tempo per prendere gli alisei (i venti portanti necessari ad attraversare l’Atlantico).

Le burrasche invernali, però, ci hanno rallentato parecchio. Tanto da obbligarci a entrare in porto a Formentera.

Doveva essere una sosta di un paio di giorni, infatti la mattina del 10 gennaio, pronti per ripartire, avvisiamo il porto che stavamo per uscire.

Ma dalla capitaneria le parole sono state:

“Shibumi non va da nessuna parte, l’isola è chiusa per Covid fino a data da destinarsi.”

Così il porto di Formentera è diventato la nostra base per 8 mesi.

Il programma di fare la traversata atlantica era saltato, i mesi dell’aspettativa si stavano esaurendo e con loro si stava consumando anche il nostro sogno.

“Abbiamo scommesso troppo? Dovevamo restare con i piedi per terra?”.

La rinascita tra le onde (e i nuovi progetti di famiglia)

Non poteva finire così.

Abbiamo iniziato a guardare quello che avevamo e non quello che avevamo perso.

Competenza scientifica, creatività e l’entusiasmo dei bambini erano dalla nostra.

Quindi mio marito si mette in contatto con l’ufficio comunicazione del suo ente, l’INFN, di cui abbiamo il patrocinio.

Nasce il progetto “La Fisica tra le Onde“, una serie di divulgazione scientifica e ambientale condotta dai nostri figli.

Le prime 10 puntate sono state sulla sostenibilità energetica, la seconda serie su: “Cosa sono i raggi cosmici?”.

Divenne un successo, tanto da andare in onda anche su Rai Gulp.

In seguito nasce “Shibumi floating lab” e la nostra casa-barca diventa un laboratorio galleggiante dove convergono progetti scientifici e ambientali.

Alcuni di questi sviluppati in collaborazione con l’istituto di scienze marine CNR-ISMAR.

Tempo al tempo, i nostri contenuti iniziano ad interessare molte persone e iniziamo a organizzare interventi nelle scuole, interviste a biologi, nuovi progetti sullo stato del mare e le microplastiche.

A questo si sono aggiunti i miei interventi all’università Cattolica, dove non parlavo di scienza bensì di progettualità, cioè di come abbiamo messo in piedi un progetto di questo tipo.

Sono partiti anche incontri online di team building, gestione degli insuccessi e richieste di aiuti motivazionali.

Il seguito social del progetto, che io seguivo dal primo giorno senza grandi aspettative ma solo con la voglia di condividere qualcosa di speciale, iniziava a crescere.

La nostra storia stava diventando d’ispirazione.

E così i mesi passano, leggeri, veloci e produttivi.

Al segnale di “libera tutti”, però, non ce lo siamo fatti dire due volte. Ad agosto 2021, lasciamo le Baleari per entrare nell’Oceano Atlantico.

Ci siamo detti: “Arriviamo fino alle Canarie, poi vediamo cosa succede”.

Nell’ottobre 2021 arriviamo a Lanzarote.

Ad aspettarci, c’era una conferma.

Ne è valsa la pena?

Ormai l’aspettativa di mio marito era finita, ma non avevamo affatto in mente di tornare.

Le esigenze della famiglia non erano più quelle di due anni fa, così ci siamo rimessi in gioco.

Mio marito ha ripreso il suo lavoro facendo da pendolare a settimane alterne, muovendosi tra Lanzarote e Milano.

I nostri figli hanno iniziato a frequentare la scuola spagnola, inserendosi in un nuovo contesto sociale.

Io ho continuato a creare contenuti, per terzi e per noi.

E in questo nuovo contesto di lifestyle, tra viaggi, cambio vita, sostenibilità e divulgazione, è esplosa la nostra pagina Instagram, @sailing_shibumi.

All’interno ho iniziato a condividere tutto ciò che vivevamo nella nostra nuova vita.

Raccontando il percorso quotidiano di una famiglia normale che aveva un sogno e se l’è andato a prendere.

Non una storia di coraggio, ma di sacrificio.

“È stato facile? No. È stato possibile? Sì. Questo è il nostro motto.”

Oggi molte persone ci seguono online, curiose o riconoscenti dell’ispirazione che siamo diventati, contro lo standard di famiglia “normale”.

Un giorno tra i nostri nuovi followers ho scoperto Dario, quindi Marketers e Instarebels, che mi hanno aiutata a crescere giorno dopo giorno.

A questo punto posso dirlo…

È vero, abbiamo abbandonato il certo per l’incerto.

Ma abbiamo sempre avuto un obiettivo nel cuore, che più di ogni altra cosa ci ha spinto in questa direzione, anche quando vento per le nostre vele non sembrava essercene più.

Volevamo insegnare ai nostri figli che i sogni non sono ambizioni da lasciare nel cassetto.

Sono traguardi verso cui bisogna correre con determinazione. Si possono raggiungere, a patto di andarseli a prendere.

Il nostro viaggio, la nostra vita, come quella di tutti, è piena di alti e bassi, ma non avrei mai potuto viverla diversamente.

Perché anche se ho tolto qualcosa ai miei figli, se ho perso le mie certezze e ho abbandonato la comodità di una vita già scritta, sto riempiendo i miei giorni di ricordi, persone ed emozioni davvero uniche.