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Robotica: la rivoluzione silenziosa che sta prendendo piede nella logistica

21 Aprile 2023
Marketers

“Da quando Jimmy è entrato nella squadra ci siamo chiesti come avessimo fatto prima senza di lui.”

I colleghi non potrebbero essere più entusiasti: “È rapido, preciso, instancabile. Ma soprattutto, se non fosse per lui non potremmo dedicarci a ciò che è più importante: il rapporto con i clienti.”

Anche Eustorgio è altrettanto sorprendente: a La cittadella degli Archivi a Milano è l’unico in grado di estrarre i faldoni dalle 11mila vasche in alluminio, ciascuna contenente cinque metri lineari di carta.

Jimmy, collaboratore di una farmacia in provincia di Trani, ed Eustorgio, elemento indispensabile del polo archivistico e culturale di via Gregorovius a Milano, hanno una caratteristica in comune: nessuno dei due è particolarmente umano.

Ebbene sì, sono entrambi robot.

Più precisamente sono robot di servizio, impiegati a livello industriale nel campo della robotizzazione dei magazzini.

Quello industriale è il settore che traina l’innovazione nel campo della robotica, che oggi spazia dal food & beverage all’automotive alla logistica ed è in rapida espansione:

  • La società di ricerca Robo Global prevede che il mercato mondiale della robotica industriale aumenterà da 45 miliardi di dollari nel 2020 a 73 miliardi di dollari nel 2025.
  • Entro la fine del 2021 la base mondiale installata di robot industriali supererà i 3,2 milioni di unità, il doppio rispetto al 2015.
  • L’Italia è la seconda manifattura in Europa come utilizzatore, dietro alla Germania, con 74.400 unità, e al decimo posto a livello globale, dietro a Giappone e Stati Uniti e Paesi come Singapore e Corea del Sud.
  • La società di ricerca Allied Market Research prevede che le vendite globali di prodotti per l’automazione dei processi produttivi aumenteranno da 1,6 miliardi di dollari del 2019 a quasi 20 miliardi di dollari nel 2027.

In questo Marketers Insight realizzato in collaborazione con Cyber Engineering ci introdurremo nel vasto mondo della robotica industriale, analizzando nel dettaglio la robotizzazione dei magazzini passando dal settore alimentare a quello farmaceutico.

La rotta fin qui

L’uso della robotica e dell’automazione nei magazzini e nei centri di distribuzione oggi ci sembra la norma, eppure dalla prima introduzione della robotica nell’industria automobilistica l’uso di questa tecnologia è cresciuto in modo esponenziale.

Ora, una vasta gamma di fabbriche, laboratori, magazzini, impianti energetici, ospedali e altre industrie si affidano alla robotica e all’automazione.

Ma facciamo un passo indietro: era il 1921 quando la parola robot fece la sua comparsa.

A coniarla non fu un industriale, bensì il drammaturgo ceco Karel Ĉapek. Nella sua opera teatrale RUR – Rossum Universal Robots racconta l’attività di un’azienda il cui obiettivo è liberare l’umanità dalla schiavitù del lavoro e della fatica.

Dal ceco robota, “robot” significa appunto “lavoro pesante”, “lavoro forzato” o “lavoro non volontario”.

Nel dramma, che fu poi messo in scena, lo scienziato Rossum scopre come creare delle macchine simili agli esseri umani mediante dei procedimenti chimico-biologici.

Inizialmente i robot sono felici di poter lavorare per l’umanità, ma una rivolta farà sì che questi assumano il dominio del pianeta, portando la specie umana all’estinzione.

Il termine robot nell’accezione attuale è stato usato per la prima volta dallo scrittore Isaac Asimov in “Runaround”, una storia pubblicata nel 1942 in cui l’autore riportò anche le ormai famose Leggi della Robotica. Una storia poi ripresa anche nel romanzo “Io, Robot”, portata sul grande schermo nel 2004.

Ma, uso della parola robot a parte, l’idea di realizzare dei sistemi meccanici intelligenti e autonomi, così come la presenza di automi – esseri artificiali – è antica e presente in molte culture:

  • I primi esempi di automi si trovano nel folklore ebraico con il Golem, una statua di argilla creata dai fedeli e animata dalle danze e dalle preghiere, e nelle leggende canadesi sotto forma di Tupilak, un’entità soprannaturale creata da uno stregone con il fine di combattere dei nemici.
  • Anche nella mitologia ci sono delle tracce: a Efesto, il dio del fuoco, era attribuita la costruzione di macchine semoventi, servi meccanici e tavoli che si muovevano di propria volontà. A Dedalo, padre di Icaro, la mitologia attribuisce la capacità di “infondere” il movimento agli oggetti che creava.
  • Tra il V e il IV sec. a.C. il mondo del mito lasciò progressivamente il passo alla scienza. In età ellenistica Archimede ed Erone fornirono grandi contributi alla rivoluzione scientifica e tecnologica, e molti dei principi di fisica, matematica, meccanica e astronomia cui diedero vita sono validi ancora oggi.
  • Tra il 1204 e il 1206 Al-Jazari, lo scienziato arabo cui si deve il Libro della conoscenza dei meccanismi ingegnosi, oggi considerato il culmine della meccanica araba, elaborò numerosi progetti di carattere “robotico”.
  • Tra il 1600 e il 1867 in Giappone si collocano le bambole Karakuri: la stesura dei manuali necessari alla loro creazione rappresenta ancora il fondamento dell’odierna cultura ingegneristica del Giappone.
  • Il primo progetto di robot umanoide dell’età moderna si deve a Leonardo da Vinci nel 1495, anche se non sappiamo se il cavaliere automa che aveva progettato – in grado di compiere movimenti del busto, degli arti, del capo – sia mai stato realizzato.
  • Nel 1738 Jacques de Vaucanson realizza il primo robot funzionante a noi noto: un androide suonatore di flauto in grado di effettuare movimenti complessi.
  • Tra il 1768 e il 1774 Pierre-Louis Jaquet-Droz e suo figlio Henry costruirono una serie di automi e oggetti meccanici in grado di compiere operazioni anche complesse.
  • Nel 1769 Wolfgang De Kempelen, un inventore Ungherese al servizio dell’imperatrice Maria Teresa di Vienna sviluppò il giocatore di scacchi, un meccanismo animato da un giocatore umano nascosto all’interno del congegno tramite un sistema di leveraggi interni.
  • La robotica moderna prende piede negli anni ’70 come supporto alla produzione industriale. In questo periodo l’ambiente in cui opera il robot e l’ambiente in cui opera l’uomo sono completamente separati, per garantire la sicurezza degli operatori.
  • Negli anni ’80 si sviluppa la robotica di servizio. Sono i robot artificieri, quelli per le missioni nello spazio o sottomarine, i robot per la chirurgia o per l’assistenza, ma anche i robot per vari tipi di intrattenimento, che riscuotono via via più credito – e finanziamenti – e interesse.
  • Oggi la robotica è in rapida evoluzione ed è impiegata in diverse aree: i robot di servizio sono utilizzati con particolare successo nella logistica, in agricoltura e in ambito sanitario.

Ma cosa sono i robot di servizio e perché ci interessano tanto?

La bussola del mercato

In un articolo pubblicato nel 2007 su Scientific American, Bill Gates aveva previsto che entro il 2035 ad occuparsi della vita domestica sarebbero state delle macchine intelligenti al fianco dell’uomo.

Ma nel frattempo i robot – sotto varie sembianze – hanno iniziato a popolare, oltre alle nostre case, anche i luoghi di lavoro:

  • Secondo la società di ricerca Allied Market Research, le vendite globali di prodotti per l’automazione dei processi produttivi aumenteranno da 1,6 miliardi di dollari del 2019 a quasi 20 miliardi di dollari nel 2027.
  • L’Italia è il sesto Paese al mondo per nuove unità installate (circa 11mila nel 2019) e al decimo posto per indice di densità robotica (2,12%), quarta in Europa dopo Germania (3,46%), Svezia (2,77%) e Danimarca (2,43%). Dati Ifr

Robotica: la rivoluzione silenziosa che sta prendendo piede nella logistica 1

L’Asia costituisce il mercato più forte per i robot industriali, ma in Italia c’è un interesse sempre crescente verso l’automazione di fabbrica:

  • L’Italia ha nella robotica uno dei suoi punti di forza: numerosi centri di ricerca di assoluto livello mondiale e un mercato della robotica industriale secondo in Europa solo alla Germania. (Agenda Digitale)
  • Gli analisti dell’International Federation of Robotics stimano che nel 2018 siano stati venduti 16 milioni di robot per applicazioni domestiche e circa 270,000 per applicazioni professionali, per un valore globale del mercato rispettivamente di 3.7 miliardi di dollari e di 9.2 miliardi di dollari, valori da confrontare con il mercato da 16.5 miliardi di dollari della robotica industriale.

A questo punto è necessario fare chiarezza: cosa intendiamo per robot di servizio?

Partiamo dalla definizione della Federazione Internazionale di Robotica (IFR): Un robot di servizio è “un robot che opera in maniera autonoma o semi-autonoma per compiere servizi utili al benessere degli esseri umani, escludendo l’ambito manifatturiero”.

In sostanza, si tratta di robot intelligenti in grado di convivere con gli esseri umani e di sostenerci nella vita quotidiana, sia in casa che al lavoro, occupandosi di attività pesanti o pericolose e migliorando la qualità delle nostre vite:

  • In campo personale e domestico si parte dai robot da cucina e si passa attraverso quelli aspirapolvere e lavapavimenti o i robot tagliaerba. Ma si collocano in questa categoria anche gli home robot (anche definiti personal o social robot a seconda della funzione che svolgono), in grado di assistere e affiancare persone ed animali in situazioni che vanno dalla semplice compagnia fino a monitoraggio, sicurezza, assistenza medica.
  • In campo industriale le applicazioni sono molteplici: ci sono i cobot, che agiscono in collaborazione con gli umani, gli AGV (automated guided vehicles dai cobot) ma anche gli AMR (autonomous mobile robots). Sono numerose anche le applicazioni in campo medico – robotica chirurgica e di riabilitazione – così come gli esoscheletri e i robot per applicazioni sul campo, in particolare in agricoltura e nella difesa, oltre ai robot per manutenzione e ispezione – droni terrestri o aerei.

Uno degli impieghi più in crescita dei robot di servizio in ambito industriale è costituito dalla loro presenza nei processi di automazione e robotizzazione dei magazzini e dei centri di distribuzione attraverso le soluzioni per il picking.

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La diffusione dei robot di servizio

L’uso dei robot nei magazzini e nei centri di distribuzione non è una novità: inizialmente sono comparsi nell’industria automobilistica, dove ancora sono predominanti rispetto ad altri campi di applicazione.

Alcuni dati ci permettono di inquadrare meglio la situazione attuale e i futuri sviluppi:

  • La presenza dei robot nell’industria automotive negli USA ha toccato il record di 1,287 unità installate ogni 10,000 impiegati. Gli Stati Uniti sono al 7° posto nella classifica mondiale. Una densità simile a quella della Germania (1,3311 unità) e del Giappone (1,311 unità), mentre la Cina è al dodicesimo posto con 938 unità. (IFR)
  • Secondo il presidente dell’International Federation of Robotics, l’automazione è la chiave non solo per la ripresa post-pandemia, ma anche per la crescita e il progresso.
  • Nella ripresa dopo la crisi finanziaria del 2008, aziende come General Motors, Ford, Fiat-Chrysler e Tesla hanno investito in modo estensivo nella robotica e nell’automazione, creando migliaia di nuovi lavori nel mercato dell’automotive.

Anche se la densità di robot nel mondo dell’industria è ancora relativamente bassa, con solo 139 unità ogni 10,000 impiegati, il trend è in crescita:

  • Negli USA, gli ordini annuali per robot al di fuori del settore automobilistico hanno sorpassato gli stessi per la prima volta. La vendite di unità robotiche negli USA è aumentato del 7% dal 2019 al 2020.
  • Anno dopo anno, gli ordini nelle scienze biologiche hanno registrato un +72%, nel mercato del food e dei beni di consumo +60%, nel campo della plastica e della gomma +62%.
  • Come abbiamo anticipato, oggi le tecnologie di automazione e robotizzazione sono diffuse anche in fabbriche, laboratori, magazzini, impianti energetici e ospedali.

Nell’esplorazione della robotica industriale non possiamo prescindere dai cambiamenti in atto in seguito agli eventi del 2020.

L’uso della robotica, durante e in risposta alla pandemia da Covid-19, ha accelerato l’estensione della robotica di servizio oltre i confini dei magazzini e dei centri di distribuzione dove si sta rivelando fondamentale.

Complici anche i cambiamenti delle abitudini d’acquisto dei consumatori. Per questo devono garantire sempre più alti livelli di produttività e per questo essere caratterizzati da:

  • rapidità nell’elaborazione degli ordini – in particolare nel campo dell’e-commerce;
  • flessibilità;
  • scalabilità.

Con l’implementazione di processi automatizzati all’interno dei magazzini e dei centri di distribuzione, i retailer possono elaborare gli ordini di e-commerce in modo molto più rapido e sicuro, anziché affidarsi esclusivamente a picker manuali.

Inoltre, implementando l’automazione e la robotica, le supply chain possono lavorare 24 ore su 24 senza dover ritardare le consegne e rispettando le aspettative dei clienti.

La chiave, in questi casi, è migliorare il processo di picking, cioè il processo di selezione e prelievo degli articoli che si trovano allocati nei sistemi di stoccaggio all’interno di un magazzino.

Questa procedura – effettuata finora e spesso manualmente – si sta sempre più trasformando in un processo automatizzato.

Prima di vedere alcune applicazioni pratiche (non solo all’interno del mondo e-commerce), facciamo un po’ di chiarezza: Con il termine picking ci riferiamo a tutte le operazioni di spostamento della merce, sia di prelievo che di carico.

Ora, si fa presto a dire picking, ma bisogna tenere in considerazione che:

  • Ogni attività di picking presenta un diverso livello di automazione.
  • La flessibilità dei sistemi di robotizzazione permette di automatizzare il picking a seconda delle esigenze specifiche di ogni azienda: ad esempio, può svilupparsi in un magazzino verticale o orizzontale a seconda degli spazi a disposizione.

Gli stessi “robot” adibiti all’automazione dei magazzini sono di diverse tipologie a seconda delle funzioni e dei contesti per cui sono progettati.

Certo è che automatizzare un magazzino è sinonimo di ottimizzazione e comporta una serie di benefici:

  • Maggiore velocità rispetto alle stesse attività svolte manualmente. I sistemi automatici sono particolarmente efficaci per la gestione di molti codici ed è necessario lavorare rapidamente riducendo il margine di errore.
  • Più sicurezza: le macchine che gestiscono operazioni di picking automatico rispettano le rigide misure di sicurezza all’interno dei magazzini, anche grazie a sensori e fotocellule che rendono sicuro ogni movimento, soprattutto nell’interazione con l’uomo.
  • Precisione incomparabile: le macchine sono disegnate per calibrare al millimetro ogni spostamento, sostanzialmente eliminando le possibilità di errori, incidenti e danni, e questo permette di contare su un efficace processo di ottimizzazione.

Aumento della produttività e riduzione dei tempi di picking

Robotica: la rivoluzione silenziosa che sta prendendo piede nella logistica 2

“Potremmo essere in grado di passare da una pianta alla tavola da pranzo nel giro di due ore, o meno”.

A dichiararlo è stato Clarke, chief technology officer di Ocado, alla ricerca della prossima mossa strategica. Ocado ha anche già investito su Karakuri, una startup britannica che crea cucine automatizzate in grado di preparare pasti in stile ristorante, pronti per la consegna a domicilio. Un risultato che sarà possibile combinando agricoltura verticale, preparazione dei pasti e consegna e anche grazie allo sviluppo di nuovi modelli di robot dalle prensilità quasi umane, che possano – tra le altre cose – maneggiare generi alimentari delicati.

Ma se questo è il futuro (non così lontano), Ocado è una realtà saldamente ancorata nel presente: definito anche “il salvatore dei supermercati”, è un magazzino – o customer fulfillment center’ (Cfc) come lo chiamano i professionisti della logistica – tra i più sofisticati esistenti al mondo, in grado di gestire decine di migliaia di ordini a settimana.

Il magazzino di Erith, nella periferia est di Londra, è “un gigantesco reticolo tridimensionale, una gabbia piena di cibo ben ordinato” (Fortune Italia), dove più di un migliaio di robot sfrecciano rapidamente per consegnare i prodotti ai lavoratori (umani), che a loro volta evadono gli ordini dei clienti mettendo la spesa in bidoni di plastica rossi, poi caricati sui camion per la consegna al cliente finale.

Quello di Ocado è un modello che funziona perché:

  • permette di evadere una grande quantità di ordini anche quando questi si concentrano in un ristretto arco temporale;
  • rende automatico un processo in cui l’impiego di forza umana non porterebbe alcun beneficio;
  • velocizza l’intero processo di consegna agendo su una fase controllabile (il picking), permettendo di compensare i margini di errore nella successiva fase di consegna effettiva, su cui incidono fattori esterni non direttamente controllabili come il traffico;
  • Consente di fornire il servizio di consegna 24/7 – a seconda della disponibilità dei supermercati clienti – con un più efficace smaltimento degli ordini.

Spesso si pensa erroneamente che questo processo di ottimizzazione sia necessario solo nel caso di imprese di grandi dimensioni, mentre può rivelarsi estremamente proficuo nel caso di aziende medio-piccole.

Immaginiamo ad esempio di essere dei farmacisti.

Il valore più importante che possiamo apportare nella nostra attività è quello legato al rapporto con i clienti:

  • Offrendo consigli rispetto ad argomenti di salute generale;
  • Suggerendo eventuali farmaci senza prescrizione medica che potrebbero migliorare una certa condizione;
  • Conoscerli per poter diventare delle figure di riferimento in aggiunta ad altre figure come medici di base e specialisti.

Quello che invece accade nella pratica è che spesso i farmacisti si riducono a fare i magazzinieri, tra l’organizzazione dei prodotti in scadenza durante la fase di carico e il recupero degli stessi mentre la coda in negozio si allunga, specialmente negli orari di punta.

Una soluzione che permette di ottimizzare i tempi e ridurre gli errori è fornita dai robot automatizzati – anche definiti dispenser, come High Speed Pharma Dispenser prodotto da Cyber:

High Speed Pharma Dispenser

Si tratta di un robot automatizzato ultra compatto pensato per le farmacie di dimensioni medio-piccole: contiene fino a 1500 referenze e 18000 pezzi e, al pari di Jimmy – il robot che abbiamo presentato a inizio articolo – è un collega e alleato impeccabile:

  • ha un’altissima velocità di prelievo e di consegna dei farmaci al banco;
  • è interfacciabile con il Sistema Gestionale già esistente nella farmacia;
  • permette di effettuare contemporaneamente le operazioni di picking e refilling, ottimizzando i tempi;
  • è molto semplice da utilizzare e garantisce una semplice gestione della manutenzione.

Ma ha senso, per un’impresa medio-piccola, investire in un magazzino automatizzato?

Lo vediamo con l’esempio di High Speed Pharma Dispenser:

  • ottimizzando il processo di picking si risparmia tempo, potendosi dedicare ad attività dove il lavoro umano è un valore e non uno spreco di tempo;
  • gli spazi per lo stoccaggio sono usati al meglio e questo permette di recuperare altri spazi all’interno del locale da utilizzare in modo più efficace;
  • si evita il formarsi di code di clienti in attesa.

Soprattutto, Cyber ha adottato una strategia molto efficace per raggiungere i suoi potenziali clienti: ha messo in evidenza il vantaggio competitivo del prodotto.

Parliamo di dati concreti: date alcune variabili note a ogni farmacista, sul sito dell’azienda è possibile calcolare in modo preciso il ritorno sull’investimento.

Una pratica sempre vincente, soprattutto nel mondo del B2B.

Ottimizzazione degli spazi

I magazzini automatizzati permettono di ottimizzare gli spazi nel modo più efficiente, ad esempio:

  • i magazzini verticali sfruttano l’altezza degli edifici riducendo lo spazio a terra occupato;
  • i magazzini orizzontali sono ideali per gli stabilimenti dal tetto basso che non hanno problemi di ingombro a terra.

Una gestione ottimale degli spazi permette di innovare anche in realtà come quella agroalimentare che nel futuro sarà – così dicono gli analisti – verticale, robotizzata e abbondante.

Robotica: la rivoluzione silenziosa che sta prendendo piede nella logistica 3

Ne è un esempio la startup Plenty in California che, nata a San Francisco, ha già inaugurato un secondo magazzino automatizzato a Los Angeles che sfrutta gli spazi in verticale:

  • copre 9mila metri quadrati;
  • è composta da file di torri idroponiche organizzate in pareti ricoperte di verdure a foglia verde non OGM e prive di pesticidi;
  • si serve di lampade LED per fornire alle piante la luce di cui hanno bisogno;
  • il magazzino è automatizzato: dei robot trasportano le piantine mentre altre macchine muovono le torri.

L’obiettivo dell’azienda è costruire almeno 500 di queste “fattorie verticali” in tutto il mondo, in particolare nelle città densamente popolate.

Un trend già presente anche in Europa: a Taastrup, vicino a Copenhagen, si trova una delle fattorie verticali più grandi d’Europa.

Secondo le stime basate sui consumi della popolazione danese (circa 6 milioni di persone e un consumo di circa 20mila tonnellate all’anno di tali specie vegetali), sarebbero sufficienti venti impianti verticali come questo per coprire l’intero fabbisogno nazionale.

Le vertical farms sono interessanti interpretazioni del concetto di ottimizzazione degli spazi e si configurano come un trend in forte espansione:

  • Secondo quanto riportato da Bloomberg, PitchBook ha calcolato che nei primi tre trimestri del 2020 sono stati investiti 754 milioni di dollari di capitale di rischio, con un aumento del 34% rispetto a tutto il 2019.
  • Nel 2017, la stessa Plenty ha ricevuto 200 milioni di dollari da diversi investitori di alto profilo, tra cui il presidente di Alphabet Eric Schmidt e il fondatore di Amazon Jeff Bezos.
  • Uno dei concorrenti di Plenty negli Usa, Bowery Farming, ha ricevuto un investimento di 90 milioni di dollari da Google Ventures.

Cospicui investimenti riguardano magazzini robotizzati anche in altri settori:

  • A Carpenedolo, in provincia di Brescia, è stato realizzato con un investimento di 2 milioni di euro il nuovo magazzino robotizzato per la gestione degli ordini di Yokohama Italia S.p.A, che permette la movimentazione di 2000 pneumatici all’ora e ha una capienza complessiva di 300 mila unità;
  • Una “torre” alta venti metri per 2.400 metri quadrati è stata costruita nell’area della Cosmint, in provincia di Como nel 2018, con un investimento di 4 milioni di euro: l’obiettivo è ospitare un magazzino robotizzato e realizzato nel comparto della Sodisco srl (Società Distribuzione e Produzione Cosmetici di alta gamma), nata dalla fusione di Cosmint con Intercos. Per riuscire a sostenere il ritmo del mercato del settore, il colosso della cosmesi ha dovuto trovare una soluzione per velocizzare i tempi di distribuzione.

L’ottimizzazione degli spazi, infatti, va di pari passo con l’aumento della produttività, una combinazione di elementi che permette di incidere in modo sostanziale sull’aumento del fatturato.

D’altra parte, innovare permette anche di sviluppare attenzione verso nuovi trend. Tra questi sta prendendo piede la richiesta di una maggiore sostenibilità.

Riduzione delle emissioni e sostenibilità

L’automatizzazione dei processi permette anche di ricavare informazioni con cui ogni processo può essere ulteriormente ottimizzato.

Una delle modalità in cui le informazioni ricavate vengono utilizzate riguarda il controllo dei consumi e la riduzione delle emissioni.

AB InBev, azienda multinazionale attiva nella produzione di bevande alcoliche e analcoliche, ha combinato l’inaugurazione di un nuovo magazzino automatizzato con l’obiettivo di ridurre le proprie emissioni di anidride carbonica.

Il magazzino automatizzato risponde prima di tutto ad esigenze di business:

  • permette di scoccare 23 milioni di pinte di birra;
  • grazie all’uso di gru robotizzate permette di recuperare uno qualsiasi dei pallet stoccati in 60 secondi (lungo i 14 chilometri di scaffalatura).

Ma, al tempo stesso, la creazione di questa infrastruttura:

  • mira a ridurre le emissioni fino a 605 tonnellate di anidride carbonica (corrispondenti al consumo di energia elettrica di 600 case), limitando il trasporto tra i vari magazzini;
  • permette al birrificio di “portare la nostra birra nei negozi e nei pub in maniera più veloce ed efficiente, questo è un bene per noi, per i nostri clienti e per l’ambiente”, come ha dichiarato il manager del birrificio Lloyd Manship.

La realizzazione del magazzino robotizzato arriva dopo un’altra serie di investimenti – come l’implementazione di un sistema di recupero della CO2 e l’impiego di termovalorizzatori – che andavano nella stessa direzione: la ricerca del profitto senza trascurare la sostenibilità.

L’obiettivo dell’azienda è infatti ridurre del 25% le emissioni lungo tutta la sua supply chain entro il 2025, rispetto alla situazione registrata nel 2017.

L’attenzione verso gli sprechi di energia è emersa anche come risultato dell’automazione della catena del freddo.

La logistica del freddo è l’insieme delle attività che servono a mantenere la temperatura adeguata per tutto il ciclo di vita del prodotto.

Usata in ambito agroalimentare e farmaceutico, è costantemente migliorata in termini di prestazioni e di efficienza, grazie all’uso di tecnologie IoT, Internet of Things, che (fonte):

  • Consentono di monitorare costantemente la temperatura tramite appositi sensori e di tracciare le merci per tutte le fasi del processo, grazie alla tecnologia dell’etichettatura RFID – RadioFrequency Identification. Grazie a questo sistema, l’aggiornamento del database di magazzino avviene istantaneamente evitando una gestione approssimativa delle scorte e minimizzando i rischi di deperimento dei prodotti.
  • Aiutano nel controllo dei processi attraverso il Pallet Shuttle, un sistema di stoccaggio intensivo tramite una navetta con motore elettrico che si sposta su binari prestabiliti. La navetta esegue i compiti assegnati via Wi-fi da un operatore con un tablet: sostituisce il carrello elevatore, riduce i tempi di manovra e i rischi di incidenti.

Inoltre, l’utilizzo di sistemi IoT per mantenere costante la temperatura evita molti sprechi di energia.

Un esempio sono i sistemi SAS – Security Airlock System, delle camere di “compensazione” con 2 porte ad apertura veloce che non si aprono mai contemporaneamente, per evitare sbalzi di temperatura e minimizzare le fughe d’aria dalle celle frigorifere.

Le coordinate da seguire

Nella nostra analisi abbiamo esplorato in che modo la robotizzazione dei magazzini si inserisce nel vasto mondo della robotica:

  • Per aumentare la produttività non basta fare di più, è necessario fare le cose giuste.
  • Automatizzando e ottimizzando i processi è possibile investire il proprio valore umano, dove il nostro apporto può fare la differenza.
  • Attraverso la robotizzazione dei magazzini è possibile ottenere una serie di dati con cui è possibile ottimizzare ulteriormente gli spazi, i tempi e anche i consumi energetici.
  • La diffusione sempre più capillare dei robot di servizio permette di ripensare anche il rapporto uomo-macchina, in un’ottica collaborativa e non di reciproca esclusione.

La “salsa segreta”

Siamo arrivati al momento di ricapitolare gli ingredienti segreti per un successo assicurato. I robot saranno sempre più al nostro fianco: nelle nostre case ma anche sul posto di lavoro. Ecco i trend a cui prestare attenzione:

Aumento della produttività

L’automazione dei magazzini permette di aumentare notevolmente la produttività in quanto:

  • Riduce il margine d’errore.
  • Permette di lavorare a ritmi sostenuti.
  • Consente di focalizzarsi sulle attività rilevanti.

Ottimizzazione degli spazi

L’applicazione della robotica nei magazzini consente di:

  • sfruttare gli spazi a seconda delle esigenze;
  • creare delle soluzioni personalizzate che possano adattarsi all’ambiente e alle necessità;
  • collocare attività produttive e distributive anche in luoghi dove precedentemente non sarebbe stato possibile per mancanza di spazi adeguati;
  • sperimentare nuove modalità di produzione.

Riduzione delle emissioni e sostenibilità

Sempre più i consumatori sono attenti alle scelte dei brand in termini di sostenibilità energetica e ambientale, e si tratta di un’attenzione concreta che richiede delle dimostrazioni.

Da questo punto di vista, l’automatizzazione fornisce un aiuto concreto:

  • attraverso l’IoT è possibile ottenere informazioni precise sui consumi, utili per ottimizzare i processi;
  • la creazione di magazzini automatizzati consente una diminuzione della movimentazione delle merci con una conseguente riduzione delle emissioni.

Nonostante i robot siano ormai parte della nostra quotidianità, c’è ancora chi teme che possano sostituire l’essere umano.

Quello che è emerso in questa analisi è che sempre di più gli esseri umani e i robot si troveranno in un rapporto di collaborazione a beneficio di entrambi:

I robot, da un lato, eviteranno agli umani di sprecare il proprio tempo in azioni ripetitive o di rovinare la propria salute sopportando movimenti e carichi inadatti al corpo umano, mentre dall’altro permetteranno all’uomo di usare la propria intelligenza in compiti in cui le macchine non renderebbero allo stesso modo.

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