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Il futuro dell’educazione post pandemia

L’e-learning ha acquisito una nuova valenza strategica nel corso dell’ultimo anno e mezzo a causa della pandemia.

La popolazione, costretta a restare a casa rispettando il distanziamento sociale, ha dovuto proseguire tutte le proprie attività da remoto.

È accaduto con il lavoro ed è accaduto anche per la didattica in ogni sua espressione: da quella scolastica e universitaria alla formazione aziendale e professionale.

Secondo l’Observatory Barometer 2020 di Cegos, che ha coinvolto 250 casi tra i professionisti dell’area Risorse Umane e 1780 dipendenti suddivisi fra Italia, Francia, Germania e Spagna, l’86% degli specialisti Risorse Umane ha adattato l’offerta formativa aziendale durante il lockdown: il 46% ha convertito la formazione in aula in formazione online e il 29% ha dato vita nuovi percorsi formativi a seguito dell’emergenza sanitaria. Conseguentemente il 77% dei dipendenti intervistati ha frequentato un corso di formazione a distanza.

Il periodo rendeva obbligatoria la lontananza ma ha concesso anche l’occasione per far comprendere il valore che ha l’e-learning a tal punto da convincere molte organizzazioni a continuare a utilizzare, oltre alla consueta modalità di educazione, anche quella digitale.

Secondo un altro sondaggio, condotto da Cegos Italia e che ha coinvolto circa 400 persone che lavorano nell’area Risorse Umane, 4 realtà su 10 continueranno a puntare sul digitale.

Il 59% dei casi invece privilegia un approccio “blended” ossia un apprendimento misto che combina il metodo tradizionale in aula con le lezioni online.

E anche dipendenti di aziende e professionisti, in diverse e variegate categorie, potevano già contare sull’e-learning prima del lockdown.

La differenza è stata nel passaggio da possibilità a obbligatorietà per le tempistiche che correvano. In tempi rapidissimi ci si è dovuti adeguare a un cambio organizzativo e culturale per dare vita a veri e propri progetti formativi ed educativi.

Ma in cosa consiste l’e-learning?

Si tratta di un sistema di apprendimento a distanza basato su piattaforme web accessibili tramite pc o dispositivi mobili e connessione Internet.

L’e-learning, andando oltre le barriere fisiche, garantisce alla formazione un’accessibilità e livelli di flessibilità e personalizzazione che non hanno storicamente precedenti.

L’e-learning è di natura:

  • Multimediale: utilizza insieme parte testo, parte audio e parte video;
  • Interattivo: docenti e studenti hanno la possibilità di interagire tra loro in chat;
  • Modulare: consente di dar vita a una formazione su vasta scala e in modalità on-demand mettendo contemporaneamente in collegamento persone e sedi di qualunque parte del mondo condividendo materiali e idee in tempo reale.

E-learning però, ed è una sottolineatura non così scontata, non è semplicemente una replica del consueto insegnamento in aula online.

Comunicare su Internet non è uguale a farlo nel mondo fisico. Nella lezione online la relazione docente-studente passa attraverso lo schermo di un device perciò la didattica va ripensata per adeguarla allo strumento e tenere viva l’attenzione e la motivazione di studente e docente.

Le potenzialità dell’e-learning:

  • Maggiore responsabilizzazione dello studente che ottiene così la libertà di poter costruire quello che è il proprio percorso di studio;
  • Si adatta, come abbiamo potuto tutti verificare sulla nostra pelle, a particolari situazioni di emergenza;
  • È maggiormente sostenibile a livello ambientale con, ad esempio, un minore consumo di carta;
  • Offre l’opportunità di accrescere e sperimentare nuove competenze e abilità, anche in termini di creatività.

L’istruzione è un’industria che coinvolge un’ampia porzione di denaro.

I paesi dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) dedicano l’11,3% della spesa pubblica all’istruzione, una media di 10.493 dollari per studente all’anno.

La spesa per studente nell’istruzione primaria e secondaria è aumentata di quasi il 20% dal 2006.

L’obiettivo di sviluppo sostenibile dell’UNESCO è che ciascuno dei suoi 193 stati membri spenda il 4-6% del PIL e/o il 15-20% della spesa pubblica totale per l’istruzione entro il 2030.

La crescita è dovuta sia al fatto che ci sono sempre più giovani da istruire sia al livello di istruzione della popolazione mondiale che è in aumento.

Gli obiettivi di sviluppo del millennio delle Nazioni Unite miravano all’istruzione primaria universale entro il 2015.

Nel 2015 era iscritto il 91% dei bambini nelle regioni in via di sviluppo, rispetto all’83% del 2000, con un aumento di 43 milioni di bambini.

La popolazione sta creando il collegamento tra istruzione e successo economico.

L’OCSE valuta 72 sistemi scolastici nazionali utilizzando gli obiettivi PISA (Programme for International Student Assessment), testando i quindicenni su scienze, matematica, lettura e risoluzione dei problemi.

Si stima che se ogni bambino raggiungesse gli obiettivi, il PIL dei paesi a reddito medio-alto sarebbe superiore del 16% nei prossimi 80 anni. Il PIL dei paesi a reddito medio-basso sarebbe in media superiore del 28% nei prossimi 80 anni.

L’istruzione deve adattarsi a quella che è la Quarta Rivoluzione Industriale.

La tecnologia sta letteralmente trasformando il modo in cui viviamo, lavoriamo e pensiamo. E tutto questo sta accadendo molto più rapidamente, e coinvolgendo più esseri umani, che in qualsiasi momento della storia.

Nel giro di pochi anni, gli sviluppi in tecnologie come l’intelligenza artificiale, la robotica, la nanotecnologia e la stampa 3D trasformeranno ancor di più larghissime fette delle occupazioni.

Un’ampia gamma di occupazioni richiederà un grado più elevato di abilità cognitive, come creatività, ragionamento logico e sensibilità ai problemi, come parte del loro set di abilità fondamentali. Più della metà di questi non lo fa ancora oggi, o lo fa solamente in misura molto minore”, racconta il Future of Jobs Survey del World Economic Forum.

L’istruzione formale, come la conosciamo noi a oggi, è nata attorno al periodo della prima rivoluzione industriale e le prime scuole non si occupavano tanto di migliorare le capacità dei bambini ma più di produrre una forza lavoro obbediente per le nuove fabbriche.

Come un nastro trasportatore: formazione e disciplina dei futuri lavoratori erano una specie di fabbrica. E per diversi aspetti, alcune cose oggi sono rimaste simili.

L’educazione e l’insegnamento necessitano di una modifica per essere adattati ai tempi che corrono.

Sapere ad esempio come interpretare i risultati di una ricercavalutare criticamente la qualità e la veridicità delle innumerevoli informazioni che arrivano e dare giudizi etici su come utilizzarle.

Pensare in maniera creativa per trovare soluzioni a problemi globali sempre più complessi.

Ciò significa ovviamente travalicare i tradizionali confini. Invece di suddividere l’apprendimento in diverse materie, gli argomenti possono essere insegnati in un modo più reale. Per esempio una lezione sui Vichinghi potrebbe includere l’apprendimento della storia o della geografia, la scrittura di racconti o un lavoro di gruppo per progettare e costruire una barca.

Questo è l’apprendimento basato sul fenomeno che va a sottolineare abilità come la comunicazione, la creatività e il pensiero critico e prepara gli studenti ad applicare le loro conoscenze nel luogo di lavoro del 21° secolo.

Questa modalità di insegnamento va forte in Finlandia, nazione da tempo riconosciuta come uno dei modelli educativi di maggior successo al mondo. La Finlandia sta adottando l’apprendimento basato sui fenomeni per una proporzione crescente dell’orario di insegnamento.

La rotta fin qui

tempi in cui solo i bambini delle famiglie nobili avevano diritto all’istruzione, o in cui le donne dovevano dedicarsi alla cura della casa e della famiglia mentre gli uomini potevano continuare gli studi, sono, per fortuna, lontani.

Nel corso dei secoli istruzione e insegnamenti sono cambiati acquisendo sempre più importanza nella società.

Nell'antico Egitto l'istruzione era rivolta alle persone che avrebbero dovuto occuparsi delle funzioni amministrative dello stato. I bambini dovevano frequentare le lezioni, dalle prime ore del mattino a mezzogiorno, svolte da un insegnante elementare che aveva nozioni di calcolo e di calligrafia. Lezioni che erano dedicate principalmente allo studio delle lettere con memorizzazione, dettatura e copiatura. I bambini che andavano a scuola sarebbero poi diventati funzionari e scribi.

Le lezioni in genere si svolgevano all'aperto con gli alunni seduti su stuoie con pennelli che utilizzavano per scrivere su cocci di terracotta. Gli scribi dovevano frequentare una scuola di livello superiore dove studiavano anche materie come matematica, geometria, medicina, geografia, fisica, storia e religione

Nell'antica Grecia invece i bambini delle famiglie ricche venivano seguiti, in casa, da un maestro privato dall'età di 7 anni. Gli alunni dovevano imparare scrittura, lettura, aritmetica e i poemi omerici con una parte della giornata dedicata alla ginnastica.

L'ordinamento scolastico era diverso a Sparta e ad Atene:a Sparta i bambini dai 7 ai 12 anni venivano arruolati dallo Stato che li affidava a un educatore e seguivano un’educazione prevalentemente fisica. L’obiettivo era creare un esercito forte; ad Atene i giovani venivano addestrati nelle arti con le femmine che imparavano a leggere e scrivere a casa mentre i maschi restavano nella propria dimora fino a 6 o 7 anni.

Dai 6 ai 14 anni frequentavano una scuola elementare di quartiere o privata. Raggiunti i 14 anni alcuni studenti seguivano corsi di studio superiori fino ai 18 anni quando entravano nella scuola militare per un paio di anni.

Nell’Antica Roma la prima educazione dei bambini era affidata ai genitori: la madre li si occupava dei “buoni sentimenti”, il padre dello sviluppo fisico e dell’insegnamento di lettura, scrittura e leggi dello Stato. Successivamente le famiglie nobili cominciarono ad affidare i propri figli a uno schiavo istruito. A 6 anni i bambini iniziavano la scuola, che aveva una durata di 8 mesi e con 6 ore di lezione al giorno, del ludi magister. Qui gli alunni imparavano a leggere, scrivere e a fare i calcoli.

Gli alunni indisciplinati venivano puniticon la verga o la frusta di cuoio. A 12 anni i maschi passavano al secondo livello di istruzione con un insegnante che arrivava da Grecia, Asia o Egitto e insegnava lingua e letteratura greca e latina, storia, geografia, fisica e astronomia. Le femmine invece dovevano imparare a occuparsi dei lavori domestici. A 17 anni via al terzo livello di istruzione destinato per chi intraprendeva la carriera politica.

Nell’epoca medievale l'istruzione era affidata principalmente alla Chiesa. Il livello di analfabetismo era molto elevato nonostante tutti potessero accedere all'istruzione elementare. Le famiglie nobili spesso e volentieri assumevano dei religiosi per l'istruzione dei propri figli. Verso il XII secolo la situazione della scuola inizia a cambiare con la scomparsa delle scuole parrocchiali e la nascita di nuove scuole religiose, affidate a benedettini e a domenicani, e delle prime scuole laiche private e comunali dove in genere in ogni scuola insegnava solamente un maestro che poteva avere più di 100 allievi.

Col passare dei secoli e con l’avvento dell’Illuminismo l’istruzione cominciò ad assumere la condizione di situazione necessaria oltre che naturale nella concezione di essere umano. L’avvento delle scuole pubbliche, e il coinvolgimento sempre più costante dei ceti più bassi, ha contribuito alla crescita dell’insegnamento e della cultura generale in tutto il mondo.

E l’insegnamento a distanza?

Anche questo ha una ricostruzione storica a cui occorre dare un occhio.

Questa modalità oggi è legata a Internet e allo sviluppo digitale ma pone le sue radici concettuali più indietro nel tempo.

La nascita della formazione a distanza: i corsi per corrispondenza

Nel 1837 è l’inglese Isaac Pitman che comincia a insegnare corsi di stenografia per corrispondenza in Gran Bretagna. Siamo nel pieno dell’’800 quando viene escogitato questo nuovo modo di raggiungere gli allievi nel mondo: lui invia per posta testi ed esercizi agli studenti che ricevono, compilano e rispediscono.

Nel 1883 lo stato di New York autorizza le lauree per corrispondenza al Chautauqua Institute.

Verso fine la fine del 1800 William Harper crea i primi corsi universitari per posta all’università di Chicago, creando di fatto la prima università a distanza del mondo.

Il primo approccio tecnologico lo troviamo con la diffusione della radio. Nel 1921 le università di Salt Lake City, Wisconsin e Minnesota danno vita ai primi corsi d’istruzione via radio.

1960Daniel Alpert e Don Bitzer, un fisico e un ingegnere elettronico della University of Illinois collaborano per dare vita a Plato: software che varca i confini della storia come primo programma interamente dedicato all’insegnamento. Il sistema originario di Plato lavora per quasi 40 anni, operando su un computer formato da un televisore e una tastiera. In pochi anni vengono caricate su Plato circa 15mila ore di lezione e scala in altre università grazie al BBS (Bulletin Board System) ossia un sistema telematico che connette computer remoti a un elaboratore centrale.

Plato University of Illinois

Ovviamente con l’avvento della televisione si ottiene un salto di qualità nella formazione, grazie all’opportunità di aggiungere le immagini a lettura e ascolto. Questa evoluzione porta alla nascita dell’Istructional Television Fixed Service nel 1963 per riservare frequenze di trasmissione a istituzioni che volessero divulgare corsi via televisione.

Il più grande esperimento di e-learning prende piede nella University of Alberta nel 1968. Per sviluppare il suo programma di didattica a distanza, l’università utilizza una rete di computer, IBM 1500. Ventimila persone hanno potuto beneficiare del sistema in circa 17 classi diverse con il network che consente agli insegnanti di spedire corsi, rispondere alle richieste degli studenti e anche di mettere voti.

Nel 1970 viene definito dal Dr. Luskin il concetto di “telecorso” specificando come esso fosse un corso di studi completo e conforme agli standard accademici.

12 anni più tardi la National University Teleconferencing Network invia per la prima volta informazioni a 40 istituzioni universitarie via satellite 2 anni più tardi viene istituito il primo corso di laurea online dal New Jersey Institute of Tech.

Gli anni ’90 segnano la chiave di volta nel mondo dell’e-learning: nel 1997 l’Università virtuale della California mette a disposizione 1500 corsi online nel 1997. Nello stesso anno nascono i CSM (Course Management System) che permettono sia di fare dei test online per verificare le capacità degli utenti, sia la costituzione di un percorso formativo personale a ogni soggetto.

Due anni dopo nascono anche i LSM (Learning Management System) ponendo il Web come protagonista indiscusso dell’apprendimento a distanza.

Il decennio degli anni ‘90 è definibile come l’era del CBT (Computer Based Training): corsi ricchi di audio, video e immagini fruibili attraverso un elaboratore grazie ai floppy disk prima e ai CD-ROM poi.

Agli inizi degli anni 2000 il movimento OpenCourseWare che ha origine in Germania ma che poi trova ampio respiro quando il progetto viene adottato dal MIT di Boston. Al momento del lancio il sito contiene circa 50 fra corsi testuali, audio e video ed esercitazioni. Il progetto è sotto licenza Creative Commons, e consente a chiunque di guardare, scaricare, condividere il materiale in base alle sue necessità

Tutto quello che succede dopo segue il costante sviluppo tecnologico del nuovo millennio arrivando alla facilità di fruizione dell’e-learning che conosciamo ora. A ogni innovazione tecnologica corrispondono nuove modalità di formazione: il progresso è in continuo aggiornamento così come tutte le piattaforme utilizzate per l’insegnamento digitale e a distanza.

La bussola del mercato

La pandemia ristabilisce i confini?

È passato ormai più di un anno dall’inizio della pandemia di Covid-19. In 12 mesi le conseguenze sull’istruzione dei bambini, delle bambine e degli adolescenti sono ben visibili: sono stati persi mesi di istruzione in tutto il mondo che non saranno semplici da recuperare e che potrebbero avere effetti sulla società del futuro.

Ecco i dati globali.

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