marketers-insight-futuro-educazione

Il futuro dell’educazione post pandemia

L’e-learning ha acquisito una nuova valenza strategica nel corso dell’ultimo anno e mezzo a causa della pandemia.

La popolazione, costretta a restare a casa rispettando il distanziamento sociale, ha dovuto proseguire tutte le proprie attività da remoto.

È accaduto con il lavoro ed è accaduto anche per la didattica in ogni sua espressione: da quella scolastica e universitaria alla formazione aziendale e professionale.

Secondo l’Observatory Barometer 2020 di Cegos, che ha coinvolto 250 casi tra i professionisti dell’area Risorse Umane e 1780 dipendenti suddivisi fra Italia, Francia, Germania e Spagna, l’86% degli specialisti Risorse Umane ha adattato l’offerta formativa aziendale durante il lockdown: il 46% ha convertito la formazione in aula in formazione online e il 29% ha dato vita nuovi percorsi formativi a seguito dell’emergenza sanitaria. Conseguentemente il 77% dei dipendenti intervistati ha frequentato un corso di formazione a distanza.

Il periodo rendeva obbligatoria la lontananza ma ha concesso anche l’occasione per far comprendere il valore che ha l’e-learning a tal punto da convincere molte organizzazioni a continuare a utilizzare, oltre alla consueta modalità di educazione, anche quella digitale.

Secondo un altro sondaggio, condotto da Cegos Italia e che ha coinvolto circa 400 persone che lavorano nell’area Risorse Umane, 4 realtà su 10 continueranno a puntare sul digitale.

Il 59% dei casi invece privilegia un approccio “blended” ossia un apprendimento misto che combina il metodo tradizionale in aula con le lezioni online.

E anche dipendenti di aziende e professionisti, in diverse e variegate categorie, potevano già contare sull’e-learning prima del lockdown.

La differenza è stata nel passaggio da possibilità a obbligatorietà per le tempistiche che correvano. In tempi rapidissimi ci si è dovuti adeguare a un cambio organizzativo e culturale per dare vita a veri e propri progetti formativi ed educativi.

Ma in cosa consiste l’e-learning?

Si tratta di un sistema di apprendimento a distanza basato su piattaforme web accessibili tramite pc o dispositivi mobili e connessione Internet.

L’e-learning, andando oltre le barriere fisiche, garantisce alla formazione un’accessibilità e livelli di flessibilità e personalizzazione che non hanno storicamente precedenti.

L’e-learning è di natura:

  • Multimediale: utilizza insieme parte testo, parte audio e parte video;
  • Interattivo: docenti e studenti hanno la possibilità di interagire tra loro in chat;
  • Modulare: consente di dar vita a una formazione su vasta scala e in modalità on-demand mettendo contemporaneamente in collegamento persone e sedi di qualunque parte del mondo condividendo materiali e idee in tempo reale.

E-learning però, ed è una sottolineatura non così scontata, non è semplicemente una replica del consueto insegnamento in aula online.

Comunicare su Internet non è uguale a farlo nel mondo fisico. Nella lezione online la relazione docente-studente passa attraverso lo schermo di un device perciò la didattica va ripensata per adeguarla allo strumento e tenere viva l’attenzione e la motivazione di studente e docente.

Le potenzialità dell’e-learning:

  • Maggiore responsabilizzazione dello studente che ottiene così la libertà di poter costruire quello che è il proprio percorso di studio;
  • Si adatta, come abbiamo potuto tutti verificare sulla nostra pelle, a particolari situazioni di emergenza;
  • È maggiormente sostenibile a livello ambientale con, ad esempio, un minore consumo di carta;
  • Offre l’opportunità di accrescere e sperimentare nuove competenze e abilità, anche in termini di creatività.

L’istruzione è un’industria che coinvolge un’ampia porzione di denaro.

I paesi dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) dedicano l’11,3% della spesa pubblica all’istruzione, una media di 10.493 dollari per studente all’anno.

La spesa per studente nell’istruzione primaria e secondaria è aumentata di quasi il 20% dal 2006.

L’obiettivo di sviluppo sostenibile dell’UNESCO è che ciascuno dei suoi 193 stati membri spenda il 4-6% del PIL e/o il 15-20% della spesa pubblica totale per l’istruzione entro il 2030.

La crescita è dovuta sia al fatto che ci sono sempre più giovani da istruire sia al livello di istruzione della popolazione mondiale che è in aumento.

Gli obiettivi di sviluppo del millennio delle Nazioni Unite miravano all’istruzione primaria universale entro il 2015.

Nel 2015 era iscritto il 91% dei bambini nelle regioni in via di sviluppo, rispetto all’83% del 2000, con un aumento di 43 milioni di bambini.

La popolazione sta creando il collegamento tra istruzione e successo economico.

L’OCSE valuta 72 sistemi scolastici nazionali utilizzando gli obiettivi PISA (Programme for International Student Assessment), testando i quindicenni su scienze, matematica, lettura e risoluzione dei problemi.

Si stima che se ogni bambino raggiungesse gli obiettivi, il PIL dei paesi a reddito medio-alto sarebbe superiore del 16% nei prossimi 80 anni. Il PIL dei paesi a reddito medio-basso sarebbe in media superiore del 28% nei prossimi 80 anni.

L’istruzione deve adattarsi a quella che è la Quarta Rivoluzione Industriale.

La tecnologia sta letteralmente trasformando il modo in cui viviamo, lavoriamo e pensiamo. E tutto questo sta accadendo molto più rapidamente, e coinvolgendo più esseri umani, che in qualsiasi momento della storia.

Nel giro di pochi anni, gli sviluppi in tecnologie come l’intelligenza artificiale, la robotica, la nanotecnologia e la stampa 3D trasformeranno ancor di più larghissime fette delle occupazioni.

Un’ampia gamma di occupazioni richiederà un grado più elevato di abilità cognitive, come creatività, ragionamento logico e sensibilità ai problemi, come parte del loro set di abilità fondamentali. Più della metà di questi non lo fa ancora oggi, o lo fa solamente in misura molto minore”, racconta il Future of Jobs Survey del World Economic Forum.

L’istruzione formale, come la conosciamo noi a oggi, è nata attorno al periodo della prima rivoluzione industriale e le prime scuole non si occupavano tanto di migliorare le capacità dei bambini ma più di produrre una forza lavoro obbediente per le nuove fabbriche.

Come un nastro trasportatore: formazione e disciplina dei futuri lavoratori erano una specie di fabbrica. E per diversi aspetti, alcune cose oggi sono rimaste simili.

L’educazione e l’insegnamento necessitano di una modifica per essere adattati ai tempi che corrono.

Sapere ad esempio come interpretare i risultati di una ricercavalutare criticamente la qualità e la veridicità delle innumerevoli informazioni che arrivano e dare giudizi etici su come utilizzarle.

Pensare in maniera creativa per trovare soluzioni a problemi globali sempre più complessi.

Ciò significa ovviamente travalicare i tradizionali confini. Invece di suddividere l’apprendimento in diverse materie, gli argomenti possono essere insegnati in un modo più reale. Per esempio una lezione sui Vichinghi potrebbe includere l’apprendimento della storia o della geografia, la scrittura di racconti o un lavoro di gruppo per progettare e costruire una barca.

Questo è l’apprendimento basato sul fenomeno che va a sottolineare abilità come la comunicazione, la creatività e il pensiero critico e prepara gli studenti ad applicare le loro conoscenze nel luogo di lavoro del 21° secolo.

Questa modalità di insegnamento va forte in Finlandia, nazione da tempo riconosciuta come uno dei modelli educativi di maggior successo al mondo. La Finlandia sta adottando l’apprendimento basato sui fenomeni per una proporzione crescente dell’orario di insegnamento.

La rotta fin qui

tempi in cui solo i bambini delle famiglie nobili avevano diritto all’istruzione, o in cui le donne dovevano dedicarsi alla cura della casa e della famiglia mentre gli uomini potevano continuare gli studi, sono, per fortuna, lontani.

Nel corso dei secoli istruzione e insegnamenti sono cambiati acquisendo sempre più importanza nella società.

Nell'antico Egitto l'istruzione era rivolta alle persone che avrebbero dovuto occuparsi delle funzioni amministrative dello stato. I bambini dovevano frequentare le lezioni, dalle prime ore del mattino a mezzogiorno, svolte da un insegnante elementare che aveva nozioni di calcolo e di calligrafia. Lezioni che erano dedicate principalmente allo studio delle lettere con memorizzazione, dettatura e copiatura. I bambini che andavano a scuola sarebbero poi diventati funzionari e scribi.

Le lezioni in genere si svolgevano all'aperto con gli alunni seduti su stuoie con pennelli che utilizzavano per scrivere su cocci di terracotta. Gli scribi dovevano frequentare una scuola di livello superiore dove studiavano anche materie come matematica, geometria, medicina, geografia, fisica, storia e religione

Nell'antica Grecia invece i bambini delle famiglie ricche venivano seguiti, in casa, da un maestro privato dall'età di 7 anni. Gli alunni dovevano imparare scrittura, lettura, aritmetica e i poemi omerici con una parte della giornata dedicata alla ginnastica.

L'ordinamento scolastico era diverso a Sparta e ad Atene:a Sparta i bambini dai 7 ai 12 anni venivano arruolati dallo Stato che li affidava a un educatore e seguivano un’educazione prevalentemente fisica. L’obiettivo era creare un esercito forte; ad Atene i giovani venivano addestrati nelle arti con le femmine che imparavano a leggere e scrivere a casa mentre i maschi restavano nella propria dimora fino a 6 o 7 anni.

Dai 6 ai 14 anni frequentavano una scuola elementare di quartiere o privata. Raggiunti i 14 anni alcuni studenti seguivano corsi di studio superiori fino ai 18 anni quando entravano nella scuola militare per un paio di anni.

Nell’Antica Roma la prima educazione dei bambini era affidata ai genitori: la madre li si occupava dei “buoni sentimenti”, il padre dello sviluppo fisico e dell’insegnamento di lettura, scrittura e leggi dello Stato. Successivamente le famiglie nobili cominciarono ad affidare i propri figli a uno schiavo istruito. A 6 anni i bambini iniziavano la scuola, che aveva una durata di 8 mesi e con 6 ore di lezione al giorno, del ludi magister. Qui gli alunni imparavano a leggere, scrivere e a fare i calcoli.

Gli alunni indisciplinati venivano puniticon la verga o la frusta di cuoio. A 12 anni i maschi passavano al secondo livello di istruzione con un insegnante che arrivava da Grecia, Asia o Egitto e insegnava lingua e letteratura greca e latina, storia, geografia, fisica e astronomia. Le femmine invece dovevano imparare a occuparsi dei lavori domestici. A 17 anni via al terzo livello di istruzione destinato per chi intraprendeva la carriera politica.

Nell’epoca medievale l'istruzione era affidata principalmente alla Chiesa. Il livello di analfabetismo era molto elevato nonostante tutti potessero accedere all'istruzione elementare. Le famiglie nobili spesso e volentieri assumevano dei religiosi per l'istruzione dei propri figli. Verso il XII secolo la situazione della scuola inizia a cambiare con la scomparsa delle scuole parrocchiali e la nascita di nuove scuole religiose, affidate a benedettini e a domenicani, e delle prime scuole laiche private e comunali dove in genere in ogni scuola insegnava solamente un maestro che poteva avere più di 100 allievi.

Col passare dei secoli e con l’avvento dell’Illuminismo l’istruzione cominciò ad assumere la condizione di situazione necessaria oltre che naturale nella concezione di essere umano. L’avvento delle scuole pubbliche, e il coinvolgimento sempre più costante dei ceti più bassi, ha contribuito alla crescita dell’insegnamento e della cultura generale in tutto il mondo.

E l’insegnamento a distanza?

Anche questo ha una ricostruzione storica a cui occorre dare un occhio.

Questa modalità oggi è legata a Internet e allo sviluppo digitale ma pone le sue radici concettuali più indietro nel tempo.

La nascita della formazione a distanza: i corsi per corrispondenza

Nel 1837 è l’inglese Isaac Pitman che comincia a insegnare corsi di stenografia per corrispondenza in Gran Bretagna. Siamo nel pieno dell’’800 quando viene escogitato questo nuovo modo di raggiungere gli allievi nel mondo: lui invia per posta testi ed esercizi agli studenti che ricevono, compilano e rispediscono.

Nel 1883 lo stato di New York autorizza le lauree per corrispondenza al Chautauqua Institute.

Verso fine la fine del 1800 William Harper crea i primi corsi universitari per posta all’università di Chicago, creando di fatto la prima università a distanza del mondo.

Il primo approccio tecnologico lo troviamo con la diffusione della radio. Nel 1921 le università di Salt Lake City, Wisconsin e Minnesota danno vita ai primi corsi d’istruzione via radio.

1960Daniel Alpert e Don Bitzer, un fisico e un ingegnere elettronico della University of Illinois collaborano per dare vita a Plato: software che varca i confini della storia come primo programma interamente dedicato all’insegnamento. Il sistema originario di Plato lavora per quasi 40 anni, operando su un computer formato da un televisore e una tastiera. In pochi anni vengono caricate su Plato circa 15mila ore di lezione e scala in altre università grazie al BBS (Bulletin Board System) ossia un sistema telematico che connette computer remoti a un elaboratore centrale.

Plato University of Illinois

Ovviamente con l’avvento della televisione si ottiene un salto di qualità nella formazione, grazie all’opportunità di aggiungere le immagini a lettura e ascolto. Questa evoluzione porta alla nascita dell’Istructional Television Fixed Service nel 1963 per riservare frequenze di trasmissione a istituzioni che volessero divulgare corsi via televisione.

Il più grande esperimento di e-learning prende piede nella University of Alberta nel 1968. Per sviluppare il suo programma di didattica a distanza, l’università utilizza una rete di computer, IBM 1500. Ventimila persone hanno potuto beneficiare del sistema in circa 17 classi diverse con il network che consente agli insegnanti di spedire corsi, rispondere alle richieste degli studenti e anche di mettere voti.

Nel 1970 viene definito dal Dr. Luskin il concetto di “telecorso” specificando come esso fosse un corso di studi completo e conforme agli standard accademici.

12 anni più tardi la National University Teleconferencing Network invia per la prima volta informazioni a 40 istituzioni universitarie via satellite 2 anni più tardi viene istituito il primo corso di laurea online dal New Jersey Institute of Tech.

Gli anni ’90 segnano la chiave di volta nel mondo dell’e-learning: nel 1997 l’Università virtuale della California mette a disposizione 1500 corsi online nel 1997. Nello stesso anno nascono i CSM (Course Management System) che permettono sia di fare dei test online per verificare le capacità degli utenti, sia la costituzione di un percorso formativo personale a ogni soggetto.

Due anni dopo nascono anche i LSM (Learning Management System) ponendo il Web come protagonista indiscusso dell’apprendimento a distanza.

Il decennio degli anni ‘90 è definibile come l’era del CBT (Computer Based Training): corsi ricchi di audio, video e immagini fruibili attraverso un elaboratore grazie ai floppy disk prima e ai CD-ROM poi.

Agli inizi degli anni 2000 il movimento OpenCourseWare che ha origine in Germania ma che poi trova ampio respiro quando il progetto viene adottato dal MIT di Boston. Al momento del lancio il sito contiene circa 50 fra corsi testuali, audio e video ed esercitazioni. Il progetto è sotto licenza Creative Commons, e consente a chiunque di guardare, scaricare, condividere il materiale in base alle sue necessità

Tutto quello che succede dopo segue il costante sviluppo tecnologico del nuovo millennio arrivando alla facilità di fruizione dell’e-learning che conosciamo ora. A ogni innovazione tecnologica corrispondono nuove modalità di formazione: il progresso è in continuo aggiornamento così come tutte le piattaforme utilizzate per l’insegnamento digitale e a distanza.

La bussola del mercato

La pandemia ristabilisce i confini?

È passato ormai più di un anno dall’inizio della pandemia di Covid-19. In 12 mesi le conseguenze sull’istruzione dei bambini, delle bambine e degli adolescenti sono ben visibili: sono stati persi mesi di istruzione in tutto il mondo che non saranno semplici da recuperare e che potrebbero avere effetti sulla società del futuro.

Ecco i dati globali.

Risorse Marketers
Marketers Insight - Il futuro dell'educazione

Iscriviti gratuitamente a Marketers o accedi per scaricare questo contenuto in PDF e leggerlo quando preferisci. Riceverai anche 20/80, la newsletter per ricevere il meglio del marketing, ogni sabato alle 10:00.

Scarica la versione impaginata di questa risorsa per leggerla quando vuoi e dove vuoi

*Ti stiamo chiedendo una password perché iscrivendoti ti verrà creato un account che ti darà accesso all'intero ecosistema marketers; community, newsletter e funzionalità premium del sito.

Si stima che in tutta la Terra siano stati persi 112 miliardi di giorni dedicati all’istruzione. Quelli a essere maggiormente colpiti dalla situazione si stima siano stati i bambini più poveri subendo così sulla propria pelle le forti conseguenze della pandemia.

Su 194 Paesi emerge che i minori in America Latina, Caraibi e Asia meridionale hanno perso quasi il triplo dell'istruzione dei loro coscritti dell'Europa occidentale.

Un anno dopo la dichiarazione ufficiale della pandemia globale, centinaia di milioni di bambini e adolescenti rimangono fuori dalla scuola. La più grande emergenza educativa della storia ha ampliato il divario tra i Paesi e all'interno dei Paesi stessi, come quello tra le famiglie più ricche e quelle più povere, tra i bambini che abitano nelle aree urbane e quelle rurali, tra i rifugiati o sfollati e le popolazioni ospitanti, tra i minori con disabilità e quelli senza. È necessario agire in modo strutturato e globale, per garantire che non siano i più piccoli a pagare il prezzo di questa pandemia“, ha dichiarato Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children Italia.

Anche in Italia la scuola non deve essere lasciata da sola: gli studenti e le studentesse si sono ritrovati a frequentare i loro istituti scolastici, nell’ultimo periodo, anche per molto meno della metà dei giorni previsti sulla carta.

Ad esempio nel primo semestre dell’ultimo anno scolastico, da settembre 2020 a fine febbraio 2021, i bambini delle scuole dell’infanzia a Bari hanno frequentato fisicamente 48 giorni sui 107 previsti, mentre i loro coetanei di Milano sono stati in aula tutti i 112 giorni in calendario. Gli studenti delle scuole medie a Napoli hanno frequentato 42 giorni su 97 mentre quelli di Roma sono stati in presenza per tutti i 108 giorni previsti. Per quanto riguarda le scuole superiori, i ragazzi e le ragazze di Reggio Calabria hanno partecipato di persona alle lezioni per circa 36 giorni contro i 97 da calendario, i loro coetanei di Firenze 75 su 106.
Home Learning
Quello che balza agli occhi è un’Italia che è andata avanti a velocità diverse: l’andamento dei contagi e le differenti scelte amministrative hanno creato profonde differenze tra le città italiane.

La pandemia ha prima costretto gli studenti a interrompere in maniera brusca la presenza a scuola a pochi mesi dalla conclusione dell’anno scolastico, poi ha segnato in maniera netta anche l’anno successivo condizionandone intensamente la frequenza negli istituti.

Le conseguenze sui bambini

La chiusura delle scuole è cominciata nel febbraio 2020 e l'11 marzo, data ormai, purtroppo, indimenticabile nella vita di tutti noi, è stata dichiarata la pandemia. Quella data lì, oltre a tutte le altre conseguenze del caso, ha obbligato il 91% degli studenti del mondo ad abbandonare le aule nel pieno dell’anno scolastico.

Viene stimato che, in assenza di interventi mirati e produttivi, ci sarà una perdita di apprendimento equivalente a 0,6 anni di scuola e un aumento del 25% di bambini e bambine della scuola secondaria con un livello minimo di competenze inferiore.

Queste perdite influenzeranno in misura maggiore gli studenti che provengono da famiglie meno istruite; una conferma delle preoccupazioni legate all’iniquità delle conseguenze della pandemia.

È necessario quindi che, anche in Italia, venga attenzionato un quadro chiaro della situazione al fine di poter intervenire nel più breve tempo possibile per raggiungere gli studenti più in difficoltà, con un piano personalizzato per il supporto alla didattica, a distanza e non e il recupero di quanto perso.

Oltre alla perdita di apprendimento, non andare a scuola significa essere esposti a un rischio maggiore di lavoro minorile, di matrimoni precoci e di altre forme di abuso: il rischio di cadere inseriti in un ciclo di povertà diventa nettamente maggiore.

Non potendoci incontrare faccia a faccia, ci si è dovuti attrezzare diversamente per portare avanti istruzione e formazione. Tutto, per forza di cose, in forma digitale: situazione nella quale il nostro paese si è trovato in difficoltà.

Uno studio OCSE ha esaminato 30 paesi a livello internazionale in relazione alle infrastrutture digitali necessarie per spostarsi in maniera efficace verso l’e-learning.

L'Italia è risultata ventiduesima con percentuali troppo basse rispetto alla media, soprattutto per quanto riguarda l'accesso a internet da casa.

Uno studio ancora più specifico, reso pubblico dalla piattaforma per apprendimento digitale Preply, ha esaminato le condizioni di base per l’e-learning (lo stato delle infrastrutture digitali, il numero dei percorsi formativi e la consistenza del mercato) di 30 diversi paesi in tutto il mondo.

I risultati hanno evidenziato che, nonostante in Italia siano stati avviati 218 percorsi formativi di didattica online (un numero molto minore rispetto a quello del Regno unito, ma maggiore rispetto a paesi come Grecia e Francia), ci sono ancora troppi italiani che non hanno l’accesso a internet da un computer a casa (circa il 27,5%).

I dati che abbassano notevolmente la posizione dell’Italia nella classifica sono quelli che riguardano la velocità di download a banda larga e mobile, che è in media di 60.0 Mbit/s (in Francia, Ungheria, Svezia e Spagna il dato è raddoppiato).

Durante il periodo di lockdown sono emersi in Italia aspetti negativi e positivi dell’apprendimento online.

Se da un lato l’e-learning è risultato accessibile, dall’altro questa condizione extra-ordinaria ha messo in luce tutte le fragilità che ci sono nell’infrastruttura digitale italiana.

Ritornando all’analisi di Preply è possibile notare che paragonando le infrastrutture digitali di molti paesi in tutto il mondo e analizzando quelli che sono i fattori principali che influenzano l’accesso all’apprendimento online, sono state identificate le aree in cui c’è maggiore necessità di intervento.

La pandemia ha messo in luce come ci siano ancora importanti voragini tra i vari livelli di opportunità di e-learning a livello globale.

Solidarietà digitale

In pieno lockdown inoltre imprese e associazioni hanno messo a disposizione servizi gratuiti per l’e-learning a supporto di aziende e scuole in una gara di solidarietà digitale.

Tra le aziende coinvolte ci sono Amazon (webinar gratuiti in ambito STEM), Google (G-Suite for Education), Microsoft (Office 365 Education A1 e Teams), Tim (con WeSchool, piattaforma per creare una classe digitale), solo per citarne alcune.

Un altro esempio è quello di Siemens che ha offerto alcuni voucher per accedere gratuitamente a corsi online su Industria 4.0 tramite la sua Digital Industry Academy.

L’azienda tedesca ha creato sessioni dedicate, in termini di contenuti e modalità, per andare incontro alle aziende che hanno deciso di investire sulla formazione dei propri collaboratori nell’ambito dell’automazione industriale.

Qualche dato sull'e-learning in Italia e nel mondo

La pandemia è stata un punto di svolta e ha causato sconvolgimenti in molti settori, in particolare per l’e-learning, che ha acquisito un’importanza strategica.

Secondo il World Economic Forum, il mercato della formazione digitale raggiungerà i 350 miliardi di dollari entro il 2025.

Dati interessanti pre-pandemia erano già arrivati dall’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano.

La ricerca è datata 2018 ma già confermava alcune tendenze note del nostro Paese, come la persistente preferenza per la formazione di persona. Nonostante ciò il 75% delle aziende intervistate aveva sottolineato la sempre maggiore rilevanza del Digital Learning. E logicamente dopo il 2020 la tendenza è stata ricalcolata al rialzo. Nel 2019, racconta il Sole24Ore, il settore mondiale della formazione digitale prevedeva un tasso di crescita annua dell’8%: dopo i fatti del 2020 si stima che possa superare il 10%. Le aziende sono sempre più interessate a erogare la formazione in tempi rapidi e in diversi contesti di fruizione.

L’Italia è stato uno dei Paesi maggiormente colpiti dalla pandemia e termini prima semi-sconosciuti come smart working, teleformazione, e-learning. sono saliti alla ribalta anche del grande pubblico.

Il controverso tema della DAD è stato oggetto di ampi dibattiti, dividendo l’opinione pubblica tra chi ne era un sostenitore e chi no.

Una prospettiva molto concreta e interessante è quella della costituzione di un modello formativo ibrido (blended learning) che va di pari passo con le aperture ma anche tenendo conto dei vantaggi che il digitale può offrire.

La scuola

Non potendo portare avanti le consuete modalità di lezione o formazione faccia a faccia, ci si è dovuti attrezzare diversamente.

Com’è cambiato il settore dell’e-learning? Dall’inizio della pandemia per Coronavirus e durante questo periodo tutte le organizzazioni si sono dovute adattare per proseguire la propria attività.
Il futuro dell’educazione post pandemia 1
Tra queste anche le scuole hanno sfruttato le nuove tecnologie per continuare la propria didattica con la formazione a distanza.

Gli studenti hanno frequentato la scuola un po’ in presenza e un po’ da casa e tutto il settore dell’e-learning ha avuto uno sviluppo esponenziale nel 2020.

Quello dell’e-learning è un settore in continua espansione ed evoluzione che ha subìto dei grossi cambiamenti e continua a farne di nuovi.

L’insegnamento online però c’era anche prima del lockdown, ma solo con la pandemia è diventato uno strumento così cruciale.

Il mondo dell’e-learning si divide tra formazione asincrona e sincrona.

  • Con formazione asincrona si intende la modalità di insegnamento a distanza con cui lo studente può accedere a tutti i contenuti online attraverso un sito web speciale chiamato piattaforma FAD (formazione a distanza) o LMS (learning management system). È possibile collegarsi in ogni momento della giornata attraverso username e password, si tiene traccia del tempo che lo studente trascorre sulla piattaforma registrando orari di ingresso e di uscita e si certifica la qualità dell’apprendimento tramite test online;
  • La formazione sincrona, invece, è il metodo usato durante la pandemia da parte dei docenti che hanno tenuto le loro lezioni online. Si tratta di speciali ambienti digitali nei quali l’insegnamento è fatto in sincronia di tempo ad un’ora prestabilita. Esattamente come a scuola gli studenti devono tenere delle lezioni durante un orario fisso, seguire le spiegazioni, svolgere interrogazioni e correggere compiti. Tutti devono collegarsi e rimanere connessi mentre il docente tiene la lezione con un microfono e una videocamera attraverso l’utilizzo di piattaforme FAD.

Il COVID-19 ha costretto molti Paesi a cambiare radicalmente l’istruzione scolastica, aumentando l’e-learning e l’utilizzo delle piattaforme digitali.

Alcuni studi raccontano che l’apprendimento online sembra aumentare la conservazione delle informazioni negli studenti oltre a richiedere meno tempo.

Questi due aspetti potrebbero quindi portare a consolidare il suo utilizzo anche dopo la pandemia e avere così un grande impatto sul mercato mondiale dell’istruzione.

Viene ritenuto però che questo repentino passaggio all’apprendimento online senza un’adeguata preparazione del corpo docenti con infrastrutture tecnologiche inadeguate e la scarsità di mezzi di molte famiglie, possa determinare un’esperienza d’uso deludente, scoraggiando una crescita sostenuta.

Secondo altri invece l’esperienza è stata tutto sommato positiva e contribuirà a far nascere un nuovo modello di educazione con vantaggi per tutti.

La sfida principale, comune a tutti i Paesi, è quella di colmare il divario tra le diverse fasce della popolazione e zone geografiche.

Un recente rapporto svolto dal CHLOE (Changing Landscape of Online Education) negli Stati Uniti ha chiesto ai dirigenti del mondo dell'istruzione superiore l'apprendimento a distanza durante la pandemia di COVID-19 ha cambiato le priorità del loro istituto: la maggior parte degli intervistati (53%) ha detto di sì.

Dato il consueto ritmo di cambiamento nell'istruzione superiore”, ha sottolineato il rapporto, “sembra che una percentuale notevolmente elevata di istituzioni prenda in seria considerazione le proprie priorità e identità strategiche in un particolare momento, attestando l'impatto pervasivo del pandemia sul futuro dell'istruzione superiore“.

Il sondaggio svolto da CHLOE nel 2021 ha coinvolto rappresentanti di 422 college e università statunitensi, approfondendo l'impatto della pandemia sul futuro dell'apprendimento online.
Changing Landscape of Online Education
Il lavoro da remoto dettato dall'emergenza ha influenzato le priorità strategiche del tuo istituto? In tutti i tipi di istituzioni, la maggior parte degli intervistati ha risposto di sì. 

Questo cambiamento complessivo nelle priorità strategiche è stato coerente in tutte le modalità di istituzioni (pubbliche, private, biennali, quadriennali) e in istituzioni con un coinvolgimento vario nell'apprendimento online (iscrizione online di piccole, medie o grandi dimensioni).

In quali aree le istituzioni hanno cambiato il loro obiettivo?

  • Ampliamento delle scelte di corsi e programmi online (citato dal 33% degli intervistati);
  • Riconoscere e supportare le priorità e le esigenze di apprendimento online (24%);
  • Aumentare la flessibilità per soddisfare le esigenze degli studenti con più modalità di insegnamento (17%);
  • Applicazione di standard di qualità a corsi, programmi e servizi online (9%).

Altre aree menzionate dagli intervistati includevano l'accessibilità per tutti gli studenti e l’ampliamento dei servizi online, la formazione dei docenti, il miglioramento dell'infrastruttura tecnica.

Utile è stata anche una ricerca della AGCOM (Autorità per le Garanzie delle Comunicazioni) che ha reso noto il rapporto annuale sullo stato di sviluppo della scuola digitale in Italia.

Alcune cifre tendono a spaventare un po’ considerato il momento che il mondo vive:

  • il 47% dei docenti utilizza ogni giorno tecnologie digitali per la loro didattica. Però, solo l’8,6% di questi utilizza una LMS. In larga parte le risorse digitali che utilizzano i docenti si limitano alla ricerca di informazioni sul web;
  • solo il 20,9% degli insegnanti prova a far utilizzare i dispositivi digitali ai propri alunni inserendoli in quello che è il loro percorso didattico.

Arrivando al mondo universitario va detto che quasi tutte le università italiane pubbliche erogano corsi in modalità e-learning. Alle quali si aggiungono università private e 11 Università non statali telematiche legalmente riconosciute dal ministero dell’Istruzione (Miur).

Come detto il lockdown ha dato una spinta, forse decisiva, all’organizzazione della didattica a distanza non essendo possibile né per i docenti né per gli studenti frequentare le aule.

In parte si tratta dell’offerta degli stessi corsi e programmi previsti per l’anno accademico in formato e-learning.

L’Università degli Studi di Torino ha trasposto, ad esempio, le lezioni in modalità live usando piattaforme differenti fruibili sia via web che via app mobile.

L’Università degli Studi di Teramo ha ugualmente portato in e-learning tutta la sua offerta formativa sviluppando anche la UniTE Mobile ossia la sua applicazione ufficiale per smartphone e tablet. Applicazione che fornisce accesso facilitato ai contenuti didattici presenti sulla piattaforma di e-learning, interazione tra studenti e docenti, monitoraggio della carriera e controllo delle presenze.

Ma la didattica a distanza ha toccato praticamente tutti gli atenei italiani.

La formazione a distanza si basa come detto su piattaforme tecnologiche che permettono di creare i corsi e organizzarne le diverse attività formative abilitando applicazioni come condivisione dei materiali multimediali, aule virtuali, chat e forum di discussione.

Diverse piattaforme di e-learning sfruttano portali video on-demand su Internet (spesso YouTube) per erogare le lezioni in streaming.

Esistono, inoltre, piattaforme tecnologiche specifiche per la distribuzione dei corsi online, l’iscrizione e il tracciamento delle attività chiamate Learning Management Systems o LMS, spesso fruibili via cloud, tra cui Docebo, Sap Litmos, TalentLsm, LearnUpon, Mindflash, eFront, TopHat.

Le università svuotate?

Ma cosa succederà nelle università dopo la fine della pandemia? Ritorneranno interamente alla modalità tradizionale di insegnamento?

Rahim Rezaie, direttore associato dell’International Virtual Engineering Student Teams Project presso l’Università di Toronto, ha spiegato che le università non dovrebbero abbandonare l'apprendimento online dopo la pandemia ma che è possibile che si ritorni al sistema tradizionale che si basa sulla presenza fisica degli studenti in classe.

Il motivo? Secondo Rezaie persiste una versione “romantica” dell’educazione in aula, che si basa sull’idea che in aula l’apprendimento sia migliore.

La domanda che ci si fa è: le interazioni durante una lezione in cui sono presenti centinaia di studenti sono migliori in classe o online?

Secondo Rezaie, in alcuni casi, l’apprendimento virtuale potrebbe aumentare (e migliorare) le interazioni fra studenti e professori e fra gli stessi studenti e ridurre le distrazioni, con la possibilità di rivedere la lezione in un secondo momento e, di conseguenza, di ottenere una maggiore flessibilità.

Quando l’emergenza sanitaria sarà terminata si spera che non vengano dimenticati quelli che sono i vantaggi dell’apprendimento a distanza.

Entrambi gli insegnamenti hanno sia vantaggi che svantaggi e, per questo, potrebbe risultare positivo investire su un approccio ibrido che possa permettere a tutti di accedere a un’educazione di qualità e più inclusiva.

La speranza è di fare altri passi in avanti verso la trasformazione digitale dell’insegnamento.

L’educazione, fra modalità digitali e tradizionali, potrebbe trasformarsi in un percorso di formazione continua in cui si fortifica il collegamento fra università e aziende e dove gli studenti si formano costantemente attraverso diverse modalità d’apprendimento.

Il panorama dei MOOC

I MOOC (massive open online course), i corsi online per una vasta platea, rappresentano l’altra faccia dell’offerta di apprendimento online delle università.

La sua mission è rappresentare uno spazio digitale di apprendimento continuo dove aggiornare liberamente le competenze e specializzare le conoscenze attraverso una didattica innovativa accessibile a tutti.

I primi cinque fornitori di MOOC per utenti registrati sono:

  1. Coursera: 23 milioni;
  2. edX: 10 milioni;
  3. XuetangX: 6 milioni;
  4. FutureLearn: 5,3 milioni;
  5. Audacia: 4 milioni.

L’Università di Roma La Sapienza collabora alla piattaforma Coursera e l’offerta ha le stesse caratteristiche già descritte: centinaia di corsi online, on-demand, interattivi e multimediali.

Il Politecnico di Milano offre un programma di MOOC sotto l’insegna POK (Polimi Open Knowledge), con corsi rivolti non solo studenti e docenti, ma anche a ricercatori e semplici cittadini.

Anche nei MOOC le università attive sono tante e le piattaforme tecnologiche utilizzate possono cambiare; ad esempio i MOOC dell’Università Ca’ Foscari di Venezia sono costruiti su Eduopen, l’Università degli Studi di Palermo usa Microsoft Teams, mentre la Luiss Guido Carli di Roma ha scelto la piattaforma Cisco Webex.

Si prevede che il mercato globale dei MOOC aumenterà a un ritmo considerevole tra il 2021 e il 2025.

Nel 2021 il mercato stava crescendo a un ritmo costante e con la crescente adozione di strategie da parte dei principali attori il mercato dovrebbe aumentare come previsto.

Il Nord America, in particolare gli Stati Uniti, svolgerà ancora un ruolo importante nello sviluppo del panorama dei MOOC. E alcune eventuali modifiche degli Stati Uniti potrebbero di conseguenza influenzare la tendenza dello sviluppo dei corsi.

Il mercato del Nord America dovrebbe crescere considerevolmente durante il periodo previsto e l’alta adozione di tecnologia avanzata e la presenza di grandi attori in questa regione è probabile che creino ampie opportunità di crescita per il mercato.

E anche l’Europa svolge ruoli importanti nel mercato globale con una crescita importante durante il periodo 2021-2024.

Il caso Outlier

Il futuro dell’educazione post pandemia 2

Nel panorama delle possibili alternative al classico modo di incrementare le competenze si inserisce il caso di Outlier.

Si tratta di un gruppo di persone che hanno pensato di dare vita a corsi online, riconosciuti, di livello universitario, con crediti trasferibili, e renderli fruibili a un costo contenuto rispetto a quella che è l’abitudine.

corsi insegnati sono, ad esempio, Calcolo I (al costo di 400$, pagabili anche mensilmente), Introduzione all’Astronomia, alla Filosofia, alla Psicologia fino al corso di Algebra universitaria.

E, in aggiunta, se per un motivo o per un altro gli studenti continuano a non superare i corsi, Outlier offre un rimborso completo della spesa effettuata.

Il tutto con un costo minore dell’80% rispetto alla media dei corsi universitari. Con un risparmio, raccontano, finora, per i loro studenti di migliaia di dollari in tasse scolastiche.

Diverse opportunità per accrescere il proprio bagaglio culturale, e sfruttarlo, logicamente, in ambito professionale diversa dalla solita routine e all’interno della “cerchia” dell’e-learning.

Possibilità di scegliere fra tre istruttori in base alle proprie esigenze e necessità, di richiedere supporto e di essere seguiti post test d’apprendimento.

Outlier offre un team dedicato all’esito positivo dell’educazione degli studenti anche con l'ausilio di chat di gruppo in modo che gli studenti possano aiutarsi tra loro.

Il fondatore e CEO Aaron Rasmussen ha trasferito i corsi del college comunitario alla Boston University per rendere i suoi diplomi più convenienti e le sue esperienze durante quel periodo hanno piantato i semi per quello che sarebbe poi diventato Outlier.

Si tratta di un team multidisciplinare che attinge al mondo dell'istruzione, della tecnologia, del cinema, dei giochi, della realtà virtuale.

Caratteristiche anche le modalità di sviluppo: si tratta di corsi altamente immersivi, cinematografici, coinvolgenti e che utilizzano tecniche di insegnamento all'avanguardia supportate dalla scienza.

Outlier ha costruito un ecosistema di insegnamento per garantire le migliori esperienze apprendimento virtuale sul pianeta. I corsi offrono materiali didattici coinvolgenti e nativi digitali per l'apprendimento attivo con finestre di esame flessibili.

I corsi di formazione aziendali

La formazione in azienda è stata una delle attività più colpite dall’esigenza di contenere gli spostamenti.

La società di consulenza McKinsey ha stimato che nel primo lockdown, a inizio marzo, circa metà dei programmi di formazione in aula programmati fino al 30 giugno 2020 sono stati posticipati o annullati in Nord America, mentre in diverse parti dell’Europa e dell’Asia rinvii e cancellazioni sfiorano il 100%.

La stessa McKinsey ha evidenziato che le aziende però non possono permettersi di mettere in pausa le attività di formazione che sostengono e abilitano la digital transformation, ma devono proseguire nell’espansione dei programmi di didattica online.

Non ci sono limiti ai programmi di formazione che si possono condurre a distanza con sessioni live virtuali come webcast, virtual classroom e video-conferenze.

Capita spesso però che le piattaforme tecnologiche siano carenti quando si tratta di costruire solide capacità socio-emozionali e interpersonali. Serve quindi trovare modalità di interazione che possano rendere l’azione molto simile a quanto accade di persona.

Fondamentali in questo senso gli strumenti per il coinvolgimento diretto dei partecipanti, come chat, sondaggi e l’invio di feedback post lezione.

Di vitale importanza anche i contenuti di quella che è la formazione aziendale che, una ricerca svolta dall’AIDP (Associazione dei direttori delle risorse umane) nel 2019, ha individuato.

Le aziende che offrono attività formative ai dipendenti si attestano all’86%, e si concentrano soprattutto sull’ambito tecnico professionale.

Nel dettaglio:

  • il 75% dei corsi riguarda la sicurezza sul lavoro;
  • seguono percorsi formativi sulle soft skills, le competenze trasversali come capacità comunicative, autonomia, negoziazione a cui negli ultimi anni viene data sempre più attenzione;
  • al terzo posto del podio troviamo le lingue straniere;
  • temi più specifici dei singoli settori si piazzano più in basso.

È sempre più evidente come il successo aziendale sia legato anche alla qualità della formazione che viene offerta ai suoi dipendenti.

Di conseguenza i professionisti che si occupano di e-learning avranno un peso sempre maggiore nel dare supporto alle aziende nella scelta degli strumenti più adatti e nel pianificare delle strategie formative efficaci.

DOXA (tra le più importanti aziende italiane di ricerche di mercato) ha condotto un’indagine nel 2020 dove è risultato che circa il 42% delle aziende ha adottato la didattica a distanza; mentre il 90%, che ha sperimentato la FAD per la prima volta, ha affermato che la adotterà anche in futuro.

Questi dati dimostrano come il settore dell’e-learning non è solamente in continua espansione, ma è anche ricco di opportunità che, se ben sfruttate, possono potenziare e di molto le modalità d’insegnamento.

In tal senso c’è però la necessità di riscontrare un maggior coinvolgimento da parte di insegnanti formatori: ci si trova davanti alla sfida della qualità e dell’efficacia della didattica.

Se quindi la formazione a distanza si affermerà sempre di più anche in Italia dipenderà da come raccoglierà la sfida della digital transformation il mondo dei docenti e in generale degli educatori.

Secondo l’Observatory Barometer 2020 di Cegos le modalità digitali utilizzate per erogare la formazione durante il lockdown sono state in primo luogo virtual classroom e webinar (73%), seguiti da moduli e-learning (46%) ed e-coaching (29%).

Lavorare in modo efficace da remoto, gestire team e guidare progetti a distanza: questi sono stati gli argomenti trattati principalmente nelle aziende per sopperire alle difficoltà del periodo.

In generale, mentre a livello europeo coaching individuale, formazione blended e apprendimento d’aula hanno la stessa importanza, in Italia la formazione mista rimane ancora la soluzione meno adottata (29%).

Per affrontare al meglio le sfide proposte da questo nuovo scenario, le aziende stanno puntando con decisione sulle abilità legate al management e allo sviluppo personale.

L’emergenza pandemica ha anche messo sul piatto l’opportunità per molte aziende di trasferire tutte le attività di formazione verso un formato all-digital.

La tecnologia che caratterizzerà questa offerta formativa digitale più avanzata èla realtà virtuale e aumentata, capace di stimolare l’engagement dei destinatari.

ACT: la formazione in realtà virtuale

Già prima dell’avvento del coronavirus Protom e Gruppo Ebano avevano presentato il progetto “ACT – Active Customized Training”. Il punto di forza di ACT è proprio l’utilizzo della realtà virtuale e aumentata che attivano la componente esperienziale. L’offerta si basa su percorsi di e-learning e social learning interattivi e personalizzati e si rivolge specificamente alle aziende, perché la formazione continua dei dipendenti è il fattore competitivo che determina il successo.

ACT integra quello che è il tradizionale approccio delle piattaforme di e-learning con le tecnologie all’avanguardia dando vita a una proposta che si caratterizza per l’abilità di fornire all’utente un ruolo attivo nei processi formativi, liberandolo dalle “catene” della classica lezione frontale.

L’approccio ideato da ACT fa emergere l’opportunità di disegnare il percorso formativo sull’esigenza specifica dell’utente sia in termini di contenuti che di modalità di fruizione.

Il punto di forza di ACT sta nella flessibilità e nella capacità di accompagnare l’utente dall’acquisizione delle competenze e conoscenze di base, fino alla qualificazione di tali competenze, attraverso attività propedeutiche al momento dello svolgimento nello scenario lavorativo vero e proprio. Il tutto tramite l’utilizzo della Realtà Virtuale ed Aumentata che immerge l’utente in una dimensione interattiva. I vantaggi sono tempi di apprendimento ridotti e maggiore efficacia dei contenuti appresi.

AbcdeSIM-VR

AbcdeSIM-VR
L’istruzione sanitaria, in termini di realtà virtuale, può essere uno degli ambienti capaci di beneficiare maggiormente della tecnologia.

AbcdeSIM-VR è caratterizzato da un visore per la realtà virtuale. Il medico tirocinante indossa il visore VR e si immerge completamente in un ambiente reale simulato con la possibilità di sperimentare su pazienti virtuali in contesti clinici differenti.

L’utilizzo di situazione serie e di tecnologie di simulazione all’avanguardia, tra cui un modello fisiologico di paziente virtuale, garantisce al personale medico l’opportunità di disporre di un livello superiore di conoscenze e abilità prima di avere l’accesso al tradizionale corso di formazione in aula.

I ricercatori hanno grandi speranze nell’AbcdeSIM-VR: le proiezioni prevedono che le vendite aumenteranno di 20 volte e raggiungeranno i 4,6 milioni di euro entro il 2022. Creando anche sei nuovi posti di lavoro diretti nei tre anni successivi al lancio del prodotto sul mercato.

vantaggi per i clienti, ospedali e centri accademici prima di tutti, sono principalmente: una riduzione di tempi e costi di formazione e un modo sicuro per acquisire esperienza pratica in occasioni reali garantendo contemporaneamente la sicurezza del paziente.

Il team AbcdeSIM-VR ha in fase di progettazione aggiornamenti dei modelli di paziente oltre all’aggiunta di un numero maggiore di scenari medici che comprendono la medicina di base per l’assistenza pre-ospedaliera e i traumi.

Il cliente target è il mercato di tutto il mondo.

Cosa c’è nel nostro futuro?

Si potrebbe pensare in maniera abbastanza semplicistica che con la formazione online venga meno l’interazione umana.

Molti genitori hanno contestato il metodo dell’e-learning proprio perché viene perso il contatto sociale tra gli studenti e tra gli stessi e i docenti.

In questa nuova epoca della didattica a distanza, la sfida sarà proprio quella di capire in che modo utilizzare le nuove tecnologie e come sfruttare il loro potenziale per migliorare i nuovi metodi di insegnamento. Si mette di nuovo in primo piano la centralità della persona, nonostante interagisca in un universo ibrido tra offline ed online.

In questo nuovo ecosistema troviamo: App di apprendimento, realtà virtuale e realtà aumentata, ologrammi del docente riprodotto in più aule, coach virtuali, e curriculum dinamici.

Questi sono solo alcuni degli strumenti che possono portare al miglioramento dell’apprendimento della persona.

Anche se viene a mancare il contatto umano, i docenti diventano dei learning coach che stimolano il pensiero dello studente attraverso insegnamenti continui e costanti grazie alla possibilità di connettersi con gli altri.

Il mondo in cui viviamo cambia per abbracciare il futuro della tecnologia, anche modalità e contenuti di ciò insegniamo nel nostro sistema educativo dovrà essere rimodellato per stare al passo coi tempi.

Ci sono quattro modi chiave in cui l’istruzione è destinata a cambiare nel prossimo futuro:

  • Connessione e collaborazione. Il concetto di un insegnante in piedi di fronte a un'aula piena di studenti che ascoltano è sempre più un ricordo del passato. Gli spazi di apprendimento degli studenti sostituiranno la tipica classe che conosciamo oggi: gli studenti diventeranno così partner o co-creatori del proprio apprendimento. Le aule coesisteranno come spazi fisici e online ribaltando l'attuale modello di apprendimento: gli studenti potranno imparare a casa e trascorrere il tempo in classe collaborando e applicando le proprie conoscenze a problemi della vita reale.
  • Imparare ovunque e in qualsiasi momento. Un mondo di informazioni è a portata di mano con un clic o un semplice comando vocale e, poiché la tecnologia continua ad avanzare, gli studenti hanno bisogno di accrescere il loro apprendimento con essa. La tecnologia quando si tratta di apprendimento è ormai un must, è qualcosa che deve essere incorporato nel futuro dell'istruzione per garantire che gli studenti siano dotati delle competenze per far fronte a un mondo che dipenderà dalla tecnologia. L'istruzione dovrà dimostrare come la tecnologia può essere utilizzata a vantaggio degli studenti.
  • Personalizzazione per un approccio incentrato sullo studente. Oltre alle nostre nozioni mutevoli di ciò che costituisce una classe, anche le nostre idee sul modo in cui viene impartito l'insegnamento devono essere rimodellate. Gli insegnanti disporranno di piani di apprendimento personalizzati per gli studenti: questo consentirà a ogni studente di apprendere al ritmo che meglio si adatta alle proprie capacità. Per massimizzare il potenziale di progresso individuale resteranno alcuni elementi dell'apprendimento guidato dall'insegnante che aumenteranno le pratiche di apprendimento tradizionali se combinate con i media digitali online.
  • Mettere alla prova i test. Gli studenti oggi sono principalmente focalizzati sul risultato finale: raggiungere un punteggio alto e superare i test. L'educazione del futuro dimostrerà ciò che è stato detto molte volte prima: i risultati non definiscono. La valutazione è una perdita di tempo se il suo scopo è unicamente quello di indicare chi sta in cima e chi in fondo. Le valutazioni in futuro saranno basate sull'evidenza utilizzando misure che consentano di elaborare e personalizzare piani di apprendimento.

Il futuro ama sorprenderci. Scuole aperte per le imprese, insegnanti che utilizzano le tecnologie digitali per aumentare, non sostituire, l'insegnamento tradizionale faccia a faccia e studenti che si incontrano casualmente in gruppi: tutte cose che abbiamo dato per scontato.

Per realizzare quella che può essere la nostra visione e preparare i nostri sistemi educativi per il futuro è necessario però considerare non solo i cambiamenti che appaiono più probabili ma anche quelli che non ci aspettiamo.

L’OECD ha illustrato quattro possibili scenari per il futuro dell’istruzione.
OECD futuro dell'istruzione
Modernizzare ed espandere l'attuale scuola è più o meno ciò che intravediamo ora: contenuti e spazi che sono ampiamente standardizzati in tutto il sistema, principalmente basati sulla scuola, e focalizzati sulle esperienze di apprendimento individuali.

La tecnologia digitale è sempre più presente ma viene utilizzata principalmente come metodo di erogazione per ricreare contenuti e pedagogie esistenti piuttosto che per rivoluzionare l'insegnamento. La trasformazione? Re-immaginare gli spazi in cui avviene l'apprendimento: non semplicemente spostando sedie e tavoli, ma utilizzando molteplici spazi fisici e virtuali sia all'interno che all'esterno delle scuole.

Completa personalizzazione individuale dei contenuti e della pedagogia resa possibile da una tecnologia all'avanguardia.

Si avrebbe un lavoro flessibile individuale e di gruppo su argomenti accademici, nonché sui bisogni sociali e della comunità. Gli studenti imparerebbero con libri e lezioni, oltre che attraverso il lavoro pratico e l'espressione creativa.

E se le scuole diventassero centri di apprendimento e utilizzassero la forza delle comunità per fornire un apprendimento collaborativo?

Tutti questi scenari hanno importanti implicazioni per gli obiettivi e la governance dell'istruzione, nonché per la forza lavoro docente. I sistemi scolastici in molti paesi si sono già aperti decentralizzando dal nazionale al locale e, sempre più, all'internazionale.

Il potere è diventato più distribuito, i processi più inclusivi.

Si possono costruire serie infinite di questi scenari. Il futuro potrebbe essere una qualsiasi combinazione di essi ed è probabile che appaia molto diverso nei vari luoghi del mondo.

Un pensiero di questo tipo ci fornisce gli strumenti per esplorare le conseguenze per gli obiettivi dell'educazione, per l'organizzazione e le strutture, la forza lavoro educativa e per le politiche pubbliche.

Ci fa pensare più ardentemente al futuro che vogliamo per l'istruzione.

E l’Italia? Questi alcuni trend in termini di e-learning:

  • Misurabilità della formazione: essa non può più essere considerata slegata dagli obiettivi aziendali. Per questo motivo gli strumenti per la valutazione e per la misurazione dell’impatto sul business hanno già un peso rilevante e ne acquisiranno sempre di più;
  • La connessione: il 5G consoliderà quanto già in atto con il 4G, ossia riduzione o persino azzeramento dei tempi di attesa. Connessioni più potenti determinano migliori esperienze formative online: filmati che si caricano velocemente e aggiornamento in tempo reale dei contenuti;
  • Social learning e coaching: cresce l’utilizzo di strumenti che facilitano la condivisione dei contenuti. Le piattaforme formative offrono apposite aree collaborative per la condivisione delle idee, il confronto tra i colleghi di corso e la comunicazione diretta con tutor e docenti. Importante anche l’affiancamento di un dipendente esperto che trasferisce le sue conoscenze ai colleghi meno preparati;
  • Realtà Virtuale e Realtà Aumentata: entrambe queste tecnologie contribuiscono a supportano il concetto di “learning by doing” e risultano perciò particolarmente indicate per la formazione tecnica. La Realtà virtuale comporta l’uso di visori e oggetti dotati di sensori permeando l’esperienza dei protagonisti, la Realtà Aumentata utilizza invece dispositivi mobili integrando ambienti già esistenti con elementi tridimensionali;
  • Intelligenza artificiale: all’interno delle piattaforme e-learning aiuta a filtrare automaticamente i materiali didattici più idoneiin base alla preparazione degli utenti. Consente un’esperienza personalizzata sulla base delle esigenze del singolo e quindi un miglioramento della qualità formativa.

Le coordinate da seguire

Nella nostra analisi abbiamo visto come:

  • La pandemia ha stravolto tutto il mondo, istruzione compresa. Ha obbligato il 91% degli studenti del mondo ad abbandonare le aule nel pieno dell’anno scolastico e a modificare le proprie abitudini.
  • L’e-learning ha acquisito una nuova valenza strategica. La popolazione, costretta a restare a casa rispettando il distanziamento sociale, ha dovuto proseguire la formazione da remoto iniziando a comprenderne sempre più le potenzialità.
  • Anche l’educazione deve adattarsi a tempi che cambiano e alla tecnologia. La sfida sarà comprendere come utilizzare le nuove tecnologie e come sfruttare il loro potenziale per migliorare i nuovi metodi di insegnamento: il caso Outlier, in questo senso, può essere un esempio percorribile in larga scala.
  • Crescita costante e repentina accelerata anche dall’esperienza dell’ultimo anno e mezzo: il mercato della formazione digitale raggiungerà i 350 miliardi di dollari entro il 2025.
  • Realtà Virtuale e Realtà Aumentata come nuova frontiera: AbcdeSIM-VR mostra le potenzialità, in tal caso in ambito medico, dello strumento per accrescere esperienza e capacità di chi utilizza gli strumenti.
  • Il successo aziendale è legato anche alla qualità della formazione che viene offerta ai dipendenti. I professionisti che si occupano di e-learning saranno sempre più importanti nel dare supporto alle aziende nel pianificare delle strategie formative efficaci.
  • L’istruzione è destinata a trasformarsi nel prossimo futuro. Più spazio per la personalizzazione dell’insegnamento in modo da farlo diventare più produttivo con ribaltamento di luoghi e modalità.

La “salsa segreta”

È arrivato il momento di ricapitolare gli ingredienti segreti per un successo assicurato.

La pandemia come spinta

L’emergenza pandemica ci ha cambiati. Come persone e come professionisti. Ci siamo dovuti adattare, e ci stiamo ancora adattando, al momento che stiamo vivendo. Ma dobbiamo essere bravi ad adattarci e fare di necessità virtù.

Ecco le tre regole da tenere sempre a mente:

  • Chiusi ma aperti. Il lockdown ha costretto la popolazione a restare chiusa in casa senza possibilità di contatti con l’esterno. Se non virtuali: e allora ecco che sì eravamo chiusi in casa ma che in qualche modo potevamo restare aperti al mondo.
  • Nuove scoperte. Per molti il mondo della comunicazione digitale era già normalità, per altri meno. Per tanti invece l’educazione online era un mondo tutto da scoprire. E a parecchi è anche piaciuto. Perché non tenerne i vantaggi?
  • Mercato in espansione. Si stima che il mercato della formazione digitale raggiungerà i 350 miliardi entro il 2025. Ecco, spesso parlano i numeri: in questo caso basta e avanza.

Formazione decisiva per le aziende

Istruzione ma anche formazione. Le aziende investono sempre di più in quella che è la preparazione dei propri dipendenti: se si alza il loro livello, si alza anche quello dell’azienda.

Ecco le tre regole da tenere sempre a mente:

  • Coaching di qualità. La formazione dei lavoratori ha sempre più peso all’interno delle strutture professionali. Si punta sempre di più su miglioramento e aggiornamento delle abilità del personale.
  • Circolo virtuoso. Un’azienda che funziona bene ha al suo interno dipendenti consci di ruoli e mansioni da svolgere. Se il dipendente performa, l’azienda performa.
  • Digital transformation. La formazione a distanza si sta affermando sempre più: per farlo rapidamente anche in Italia serve che anche il mondo di docenti e formatori raccolga la sfida dello sviluppo del digitale.

L’importanza di stare al passo coi tempi

Tutto cambia, anche l’insegnamento può farlo. Per “sopravvivere” bisogna adattarsi al contesto in cui si vive.

Tecnologia, nuove abitudini e nuovi stimoli.

Ecco le tre regole da tenere sempre a mente:

  • E-learning e blended learning. Approcci all’istruzione in crescita in tutto il mondo: ora anche l’Italia deve provare a modificare le proprie abitudini per non restare indietro.
  • Cavalcare la tecnologia. Il mondo in cui viviamo è sempre più permeato dal digitale. Bisogna essere bravi a dominare la tecnologia e a farla diventare un mezzo di sviluppo.
  • Seguire le necessità delle nuove generazioni. Le modalità di apprendimento non possono essere le stesse di anni fa. I ragazzi di oggi sono nativi digitali e in quella direzione vanno stimolati per formare gli adulti di domani.

Riflettere sul futuro richiede fantasia, ma anche profonda serietà.

In un mondo in cui shock come la pandemia che stiamo vivendo o eventi meteorologici estremi dovuti al cambiamento climatico, si prevede siano più frequenti non possiamo farci cogliere nuovamente alla sprovvista.

Serve agire e l’educazione non può essere lasciata indietro, anzi: deve guidarci.

L’istruzione è un bene per tutti, preserviamola e rendiamola sempre più produttiva e costruttiva. Ne va del nostro futuro.

Rimini 2024

18 19 20 ottobre

MARKETERS WORLD

L’offerta scade tra

L’offerta scade tra
Giorni
Ore
Minuti
Secondi
Giorni
Ore
Minuti
Secondi

Iscriviti gratuitamente a Marketers o accedi per utilizzare questa funzione. Riceverai anche 20/80, la nostra newsletter con strategie e notizie di marketing e business.

Ricevi una notifica quando tornerà disponibile il Bundle Metodo Marketers

Ricevi una notifica quando tornerà disponibile il Metodo Marketers