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Come ci cureremo (e verremo curati) nel 2040: scopriamo il futuro della medicina

19 Maggio 2023
Marketers

E se vi dicessimo che la prima protesi è stata inventata 3.000 anni fa?

È un alluce (detto ”Alluce del Cairo”), risale circa al 950 a.C. e apparteneva a un’antica nobildonna egiziana. Era costruito a partire dal legno e le varie parti erano tenute assieme da fili di cuoio.

alluce del cairo

La storia della tecnologia medica parte da qui.

3.000 anni dopo siamo arrivati a dispositivi capaci di fare un ElettroCardioGramma dal polso, specchi che misurano i livelli di emoglobina nel sangue e robot che assisteranno gli interventi chirurgici.

Il Covid ha accelerato gli investimenti nel settore.

Tra il 2019 e il 2020, il valore totale delle transazioni in fase di espansione nel settore sanitario è più che raddoppiato, passando da 8,3 miliardi di dollari a 17,4 miliardi di dollari (e nel 2021 hanno raggiunto un valore complessivo di 23,8 miliardi di dollari) (Deloitte).

È una delle industrie a crescita economica più elevata in termini di investimenti.

In questo Insight, capiremo:

  • Quali sono alcune delle più grandi innovazioni mediche che ci aspettano in futuro;
  • Come saranno gli ospedali del futuro e i trend del mercato;
  • Come si muovono le aziende del settore e a cosa devono prestare attenzione per conquistare la fiducia di investitori, personale medico e clienti.

Detto questo, possiamo partire.

Scordiamoci per un attimo bracci bionici e tac, e capiamo come siamo arrivati fin qui.

La rotta fin qui

Per centinaia di anni ci siamo limitati a riprodurre parti del corpo che fossero il quanto più simili possibile a quelle reali. Lo scopo era imitare quello che aveva regalato la biologia, senza alcun intento di migliorarla.

E così abbiamo iniziato a costruire protesi più complesse e grandi, che però si rifacevano sempre alla biomimetica, piuttosto che alla funzionalità.

Ecco un esempio di protesi medievale di ferro, creata per il cavaliere franco Götz von Berlich.

Le prime vere innovazioni tecnologiche nella medicina non appariranno fino agli inizi del 1800.

È il 1816 quando il medico francese René Laennec sviluppa il primo rudimentale stetoscopio.

Per ascoltare il cuore di una giovane donna senza volersi avvicinare al petto, René arrotola un giornale e lo posiziona sul cuore della ragazza. Questo semplice trucco gli permette di sentire molto più chiaramente  il suono del battito cardiaco e evitare qualsiasi tipo di imbarazzo con la paziente.

Poco dopo ne crea una versione in legno. Lo chiamerà stetoscopio (dal greco stethos, petto) e sarà una delle prime invenzioni di tecnologia medica del diciannovesimo secolo.

stetoscopio

Nel 1895 William Röntgen scopre l'utilità dei raggi X in campo medico.

Poi arriva il nuovo secolo.

Una delle più grandi innovazioni che ci ha regalato il ‘900 sono i transistor, una componente chiave di quasi tutti i dispositivi elettronici, che aprono la strada a computer più veloci e impianti più piccoli.

È proprio grazie al transistor che molti dispositivi medici che prima erano troppo grandi o richiedevano troppa potenza diventano quasi scontati.

L’esempio più eclatante è il primo pacemaker impiantabile, un comune dispositivo salvavita che forse più di tutti ha beneficiato dei transistor.

Il primo è stato impiantato a Stoccolma l’8 ottobre 1958.

pacemaker

C’è da dire che gli anni ‘50 sono stati una vera e propria epoca d’oro per l’assistenza sanitaria, con diversi progressi salvavita emersi dalla tecnologia medica.

Nell’arco di 10 anni si rilevò per la prima volta il battito cardiaco di un fete grazie a un monitor Doppler, si fece il primo trapianto di rene a Boston e nacque la prima macchina per il bypass cuore-polmoni.

Negli anni ‘60 anni arrivarono i computer. Dopo trent’anni di cartelle cliniche cartacee, si iniziò ad archiviare gli storici dei pazienti nei sistemi informatici.

Ma abbiamo dovuto aspettare ancora 20 anni prima che venisse creato il primo software sanitario, l’MPI (Master Patient Index), un database di informazioni che veniva diffuso elettronicamente in tutti i reparti e rappresentava una delle più grandi invenzioni dell’epoca.

Radiologia, diagnostica: qualsiasi reparto era inondato da nuovi software e applicazioni.

Poi sono arrivati gli anni 2.000.

Sotto spinte governative e interne, sono nati EHR (Electronic Health Records, registri di salute elettronici) sempre più potenti e in grado di archiviare volumi di dati ancora più grandi, a prezzi ridicoli rispetto ai sistemi usati nel vecchio millennio.

Sono anche gli anni del Progetto Genoma Umano: una collaborazione internazionale con l’obiettivo di identificare tutti i 25.000 geni del genoma umano, un risultato che è stato raggiunto a marzo di quest’anno.

Tra innovazioni e tecnologie sempre più evolute ed efficienti, due anni fa c’è stato un evento che ha sconvolto per sempre il sistema sanitario, che non era assolutamente pronto ad accogliere quello che stava arrivando.

Ce lo ricordiamo tutti, il 2020 è stato l’anno del Covid.

Ma cos’è cambiato nell’industria dell’HealthTech?

La prima spinta è stata verso la digitalizzazione e la telemedicina.

Secondo un sondaggio condotto dal Center for Connected Medicine (CCM) su 117 dirigenti di strutture sanitarie, nell’estate 2020 il 49% di loro considerava il passaggio all’assistenza virtuale una delle loro priorità principali (contro il 26% prepandemia).

L’assistenza telematica era necessaria per evitare i contagi.

Destinata quindi a restare solo per il periodo pandemico?

No. Sempre secondo il report del CCM, i dirigenti hanno l’intenzione di rivalutare gli investimenti in tecnologia e prendere decisioni a lungo termine sulle piattaforme di teleassistenza da adottare.

telemedicine

Ecco cos’ha dichiarato Brent Burns, vicepresidente esecutivo di UPMC Enterprises:

“Stiamo accelerando il nostro lavoro sulle soluzioni digitali e sulla telemedicina per migliorare l'esperienza dei pazienti e dei fornitori. In un certo senso, la pandemia ha aiutato a portare avanti progetti di innovazione che erano in fase di studio e che avrebbero potuto richiedere del tempo per essere implementati”.

Quella che prima della pandemia era un’innovazione che si muoveva a ritmi geologici, con la pandemia ha subito un’accelerazione senza precedenti.

In generale, gli ospedali hanno rinviato o eliminato in fretta le procedure superflue e hanno implementato soluzioni virtuali nel loro day-to-day.

I pazienti preferivano non andare in ospedale, ed ecco che le tecnologie di screening, monitoraggio e visite elettroniche sono schizzate alle stelle.

È stato uno sguardo sugli ospedali del futuro?

Lo scopriremo in questo Insight.

La bussola del mercato

La storia ha una direzione precisa:

le attuali tendenze tecnologiche stanno portando il mondo verso una connettività sempre più forte e una riduzione dei confini tra il digitale e il fisico.

Ma quello che forse più ci interessa, è che per essere adottata, una tecnologia deve supportare e mescolarsi con le attività di una persona, piuttosto che cambiarne le abitudini per adattarsi alla nuova tecnologia.

È questo il trucco (e la sfida) dell’HealthTech: riuscire a integrarsi nelle attività ospedaliere e personali della persona, senza cambiarne le abitudini, ma, al contrario, favorendole.

Come si fa?

Prendiamo l’esempio di alcuni dei più grande player del mercato per capirci qualcosa.

Apple

Forse per alcuni di voi sembrerà strano, ma Apple investe nel settore dell'Health Tech già da 10 anni.

Come ha dichiarato Jeff Williams, Chief Operating Officer di Apple:

Crediamo fermamente che la tecnologia possa svolgere un ruolo importante per migliorare la salute e per far sì che le persone possano vivere una vita più sana, e siamo entusiasti dei diversi modi in cui gli utenti traggono vantaggio dalle nostre funzioni di salute e di fitness e dai modi in cui gli sviluppatori di terze parti, le istituzioni e le organizzazioni stanno utilizzando la tecnologia di Apple per promuovere la salute e la scienza”.

Apple si è fatta strada prima con l’app salute, che contava solo i passi, poi con sistemi di tracciamento più avanzati, anche delle ore di sonno, dei decibel delle cuffiette, e la possibilità di caricare i propri documenti medici e di gestirli nell’app salute.

Forse l’innovazione più grande, però, è lo stesso Apple Watch.

apple watch

Nato nel 2015 (e diventato subito il dispositivo indossabile più venduto al mondo), da subito è stato proposto – soprattutto nelle scelte di branding e pubblicitarie – come una rivoluzione nel campo dei sistemi di diagnostica personale e di supporto all’attività sportiva.

Sappiamo che l’Apple Watch non è l’unico “orologio per la salute” in circolazione (i competitor ci sono eccome, dal Garmin al Fitbit), ma sicuramente è quello che più di tutti è riuscito a conquistare il mercato.

I dati (Statista) dicono che il 30% del mercato degli orologi digitali da polso nel 2021 era dominato dagli Apple Watch.

Guardando più in grande, la dimensione del mercato globale dei dispositivi medici indossabili era di 29,76 miliardi di dollari nel 2019 e si prevede che raggiungerà 195,57 miliardi di dollari entro il 2027.

Se guardiamo alle recentissime innovazioni introdotte da WatchOS e dagli ultimi modelli dell’Apple Watch, non è difficile credere che questa percentuale possa crescere in futuro.

La figata più grande?

Secondo noi, la possibilità di farsi un ElettroCardioGramma dal polso e il tracciamento di battiti irregolari del cuore, che siano semplici tachicardie o situazioni più pericolose come le fibrillazioni ventricolari e il rischio di arresto cardiaco.

La proposta dell’Apple Watch, quindi, non rimane quella di tracciare i battiti e le calorie bruciate, ma di diventare un vero e proprio strumento di autodiagnosi medica che può salvare le vite delle persone.

Pensate a un anziano che sente il cuore battere troppo veloce, e si può permettere di fare un ECG a casa da solo. Se l’Apple Watch rivela qualcosa che non va, l’anziano può chiamare il Pronto Soccorso e salvarsi da solo.

“Ok, ma come ci facciamo a fidare?”

La Apple dice di sapere quello che fa: nella creazione dell’orologio, ha collaborato con diverse Università, centri di ricerca e ospedali, per perfezionare al meglio il prodotto.

L’ambizione per il futuro è ancora più grande:

quella di diventare un vero e proprio “assistente medico” personale e portatile.

Come? Misurando i livelli di insulina nel sangue,collaborando con alcune università per capire in che modo i livelli di ossigeno nel sangue possono aiutare a gestire le insufficienze cardiache e avvertire segnali precoci di problemi respiratori (Apple).

Chi l’avrebbe mai detto, che un giorno gli orologi ci avrebbero salvato la vita?

Smart Mirrors

smart mirrors

L’Apple Watch è solo una faccia della rivoluzione che sta avvenendo nel settore dell’Health Tech, quella dei dispositivi medici indossabili a contatto col corpo. Una storia che è partita dalle protesi (come abbiamo visto ne “La rotta fin qui”) e che è passata per i defibrillatori impiantabili.

Quello che finora non abbiamo affrontato è il campo dell’Health Tech esterno al corpo umano.

Fino a qualche anno fa, era impensabile portarsi a casa un dispositivo che fosse distante dal corpo e che ne potesse comunque misurare i parametri vitali.

Stiamo parlando degli Smart Mirrors.

Gli Smart Mirrors sono, come dice il nome, degli “specchi intelligenti”, con cui possiamo interagire e che potrebbero dirci se siamo in salute (oppure no) ogni mattina mentre ci laviamo i denti.

Questo tipo di tecnologia è ancora agli inizi, eppure i primi prototipi fanno ben sperare:

i dispositivi possono monitorare una serie di parametri fisiologici in modo non invasivo, rivelare gli stati emotivi e persino ridurre il rischio di malattie cardio-metaboliche.

Ma come lo fanno?

Prendiamo come esempio i Wize Mirrors, creati da un consorzio di ricercatori finanziati dall’Unione Europea.

I Wize Mirrors hanno scanner tridimensionali, fotocamere multispettrali (in grado di catturare uno spettro più ampio di raggi, come quelli infrarossi) e sensori di gas.

Il software di riconoscimento facciale cerca i segni di stress o ansia, i sensori di gas prelevano i campioni del nostro respiro per capire se abbiamo bevuto o fumato.

Gli scanner 3D analizzano la forma del viso per capire se abbiamo perso (o preso) peso, mentre le telecamere multispettrali possono stimare la frequenza cardiaca o i livelli di emoglobina nel sangue.

Ecco, in un minuto il Wize Mirror ci dice quanto siamo in salute e ci dice pure cosa fare per migliorare.

Gli smart mirrors hanno uno scopo principale: monitorare in modo sempre più immediato lo stato di salute delle persone per poter prevenire malattie cardiovascolari e altre patologie.

Potrebbero anche registrare e valutare la posizione e il movimento del corpo durante l’attività sportiva per identificare problemi di postura e di movimento e offrire un feedback di azioni correttive.

Pensate a quanto potrebbe essere utile un dispositivo simile anche in palestra, in farmacia, o nelle scuole.

gym mirrors

L’unico limite agli smart mirrors, al momento, resta la tecnologia stessa.

Condurre tutte le analisi di cui abbiamo parlato non è una sfida semplice da affrontare e richiede sforzi congiunti di diverse discipline: ingegneria, machine learning, computer vision e ricerca biomedica.

I ricercatori, in ogni caso, sono fiduciosi. Credono che gli smart mirrors diventeranno parte integrante della nostra vita quotidiana quanto gli smartphone (Nature).

Uno dei driver principali per l’uso degli smart mirrors (e dei dispositivi di diagnostica “fai-da-te” in generale) è che sono un sistema rapido di monitoraggio e collezione di dati.

Pensateci: il vostro smart mirror e il vostro Apple Watch potrebbero sincronizzarsi e creare uno storico di check up giornalieri che potreste condividere ogni giorno col vostro medico, vedendo subito se c’è qualcosa che non va.

Tutto quello di cui abbiamo parlato finora, ovviamente, riguarda la telemedicina.

Non abbiamo ancora scavato in quelli che saranno gli hub dell’Health Tech del futuro: gli ospedali stessi.

Gli ospedali del futuro

Come sarà un ospedale nel 2040?

È difficile fare previsioni accurate, ma i trend dell’HealthTech ci possono dare un’idea di quello che fra vent’anni vedremo tra le mura delle strutture sanitarie.

Ad aiutarci c’è un report del Deloitte Center for Health Solutions, condotto intervistando medici, dirigenti di ospedali e diversi esperti del settore health care.

Cos’è emerso?

Secondo gli esperti, gli ospedali attuali prenderanno una di queste tre direzioni:

  • Centri di cura specialistica: i posti letto in ospedale diventeranno sempre meno e la maggior parte delle strutture si focalizzerà su assistenze più complesse e specializzate. Secondo questo scenario, gli ospedali si concentreranno su cure critiche (come emergenze, trapianti, terapie intensive), epidemie (con reparti di quarantena e isolamento) e procedure specialistiche (per cancro, cardiochirurgia, chirurgia neurologica, etc.).
  • Health hubs: gli ospedali potrebbero diventare dei poli sanitari olistici che si occupano di salute a 360 gradi. Quindi non solo dei centri per la salute fisica, ma anche per quella mentale, sociale ed emotiva.
  • Ospedali “a domicilio” o virtuali: grazie alle nuove tecnologie, l’assistenza e il monitoraggio dei pazienti potrebbero diventare completamenti esterni all’edificio (che un po’ quello che ha spinto il Covid-19).

ospedale

Oltre a questo, secondo l’83% degli esperti l’Intelligenza Artificiale e il Machine learning sono le tecnologie che più probabilmente trasformeranno l’assistenza sanitaria nei prossimi 10 anni, seguite dalla chirurgia robotica (39%) e i nuovi dispositivi di monitoraggio (33%).

Molto probabilmente, i robot inizieranno a svolgere alcuni dei compiti di medici e infermieri, come somministrare farmaci, rilevare e documentare i segnali vitali dei pazienti e condurre procedure minori come l’inserimento della flebo e i prelievi del sangue.

Per la chirurgia c’è da aspettare ancora un po’, ma presto gli interventi chirurgici assistiti dai robot potrebbero diventare di uso comune.

La realtà virtuale sarà un’altra componente essenziale degli ospedali del futuro.

Sarà fondamentale sia durante la formazione medica (potrà aiutare nell’addestramento di chirurghi e specialisti) sia durante le interazioni con i pazienti stessi (i medici potrebbero visualizzare tutti i dati del paziente tramite gli occhiali AR mentre interagiscono con lo stesso).

Qualsiasi sarà la direzione presa dagli ospedali, gli esperti sono d’accordo: diventeranno dei luoghi sempre più “smart”, in cui l’integrazione con le tecnologie arriverà in ogni campo dentro (e fuori) dall’ospedale, con terapie anche condotte a casa.

L’ospedale del futuro porterà la tecnologia dal paziente, e non il contrario.

robot

Ci potrebbe essere un’app attraverso la quale prenotare gli appuntamenti, che suggerisce dove parcheggiare e come raggiungere il giusto reparto, che ci avvisa se ci sono ritardi o file da evitare.

Gli ospedali potrebbero dare dei dispositivi di monitoraggio capaci di generare diagnosi a casa e dare consigli su come e dove cercare una cura, per velocizzare i tempi della sanità e evitare sovraffollamenti all’ospedale.

In ospedale potremmo trovare ologrammi che ci aiuteranno a fare una diagnostica generale e computer che organizzeranno le logistiche per ridurre a zero il tempo d’attesa.

L’architettura degli ospedali potrebbe avere un focus maggiore sulla felicità del paziente (e quindi favorire la guarigione). I pazienti potrebbero anche diventare più indipendenti: tramite sistemi di controllo vocale potrebbero controllare la temperatura della stanza, la luce e persino impostare musica.

I familiari, invece, potrebbero avere accesso alle informazioni dei propri cari tramite un'app e essere accolti in spazi verdi mentre attendono di accedere alle stanze dei congiunti.

Le parole chiave saranno: tecnologia, velocità e robotica.

Le coordinate da seguire

Telemedicina

Tra dispositivi di diagnostica a distanza e ospedali che sempre di più esternelizzeranno cure e monitoraggi medici, la teleassistenza sarà uno dei trend più importanti dell’Health Tech del futuro.

Per le aziende del settore e gli ospedali, però, sarà importante affrontare diverse sfide.

La prima riguarda una disuguaglianza generazionale e digitale. I pazienti che vogliono avere accesso a visite a distanza o monitoraggio continuo devono avere dispositivi compatibili e una connessione internet adatta.

Molte persone anziane potrebbero essere escluse o aver bisogno di un mediatore (Medical News).

Ed ecco che si parlerà di “Health equity”: una delle priorità sarà rendere l’accesso alle cure mediche garantite a tutti.

teleassistenza

La seconda preoccupazione è economica: i governi o investitori privati pagheranno il giusto prezzo per i servizi di telesanità e digitalizzazione?

Come ha dichiarato uno dei direttori intervistati per il report del Center for Connected medicine:

In passato, gli enti finanziatori e il governo di solito non hanno pagato per la teleassistenza o hanno pagato solo a tariffe scontate per alcuni servizi. Se si risolve questo problema, penso che ci possa essere una domanda costante e sana di telemedicina. Se le barriere economiche si alzano, diventerà più difficile. Quando i fornitori vengono pagati meno per i servizi di teleassistenza o a volte non vengono pagati affatto, il loro incentivo a fornire questi servizi si riduce“.

Nell’estate 2020, solo il 20% dei dirigenti di strutture sanitarie ha dichiarato che continueranno a fornire cure virtuali se i rimborsi torneranno ai livelli precedenti alla COVID-19 (Fierce Healthcare).

L’attenzione alla privacy

Certo, gli Apple Watch ci faranno cardiogrammi e i Wize Mirrors capiranno se c’è qualcosa che non va dal colorito della nostra faccia, ma siamo sicuri che solo le aziende ospedaliere avranno accesso a questi dati?

Proprio il mese scorso, la nuova funzione dell’Apple Watch che misura la temperatura corporea delle donne per prevederne il ciclo mestruale e di fertilità ha messo sotto gli occhi di tutti la delicata questione della privacy nei dispositivi medici.

La preoccupazione principale? Ovviamente, che i dati che vengono raccolti non siano in nostro possesso.

Tutto quello che non è di nostra proprietà è a rischio di attacchi hacker e anche di data leaks.

L'anno scorso, l'applicazione di monitoraggio delle mestruazioni Flo ha raggiunto un accordo con la Federal Trade Commission per aver ingannato gli utenti sulla condivisione dei dati. L'app comunicava a Facebook ogni volta che un utente aveva le mestruazioni o segnalava di voler rimanere incinta (The Wall Street Journal).

In generale, Apple afferma che le funzioni sanitarie dell'attuale Apple Watch proteggono i dati dell'utente in diversi modi: tutti i dati relativi alla salute e al fitness sono crittografati (a eccezione di Medical ID che fornisce informazioni mediche ai primi soccorritori senza bisogno di un codice di accesso).

L’attenzione del pubblico è delle istituzioni sul tema sarà sempre più alta.

Come si potrà rassicurare le persone a usare un tecnologia che conosce sempre di più su noi stessi?

La “salsa segreta”

Siamo giunti alla fine del nostro viaggio nell’industria dell’Health Tech.

In questo ultimo paragrafo cercheremo di riassumere quello che abbiamo visto finora e scopriremo gli “ingredienti segreti” che i player del settore dovrebbero usare per cavalcare il boom del mercato e confermarsi come innovatori dello stesso.

Aldilà di un grosso punto di domanda sui finanziamenti pubblici, la priorità delle aziende sarà sicuramente quella di guadagnarsi la fiducia degli operatori sanitari da una parte, e dei pazienti stessi dall’altra.

I primi avranno bisogno di prove concrete, e di controlli in università e centri di ricerca, i secondi di facilità e di sicurezza d’uso.

Per entrambi sarà fondamentale rispettare una frase che abbiamo citato all’inizio di questo Insight: la tecnologia dovrà adattarsi e entrare facilmente nelle abitudini di medici e pazienti, e non crearne di nuove.

Ecco come lo dovranno fare.

Rassicurare sulla gestione della privacy e del monitoraggio dei dati

fiducia

La paura che i propri dati vengano venduti ad attività terze o che vengano usati per scopi diversi da quelli del semplice monitoraggio medico è alta.

Le aziende del settore dovranno sottolineare sempre di più (e in modo semplice) la sicurezza dei propri dispositivi e l'accessibilità dei dati solo a chi ne è autorizzato.

Su questo, fa scuola Apple. Nel loro nuovo Health Report di settembre, hanno dedicato diverse sezioni proprio a questo tema.

Con le versioni recenti di iOS e watchOS e l’autenticazione a due fattori, i dati sulla salute e sull’attività dell’utente non sono accessibili nemmeno da Apple.

Apple dichiara anche che nessun dato viene condiviso con terze parti senza il consenso esplicito dell’utente, e che in ogni momento l’utente può vedere con chi condivide i suoi dati.

Per conquistarsi la fiducia degli utenti, tutto questo sarà sempre più importante.

Collaborare con università, ospedali e centri di ricerca

L’altro “pubblico” da conquistare per dominare questo mercato è sicuramente quello che poi con i nuovi dispositivi ci deve lavorare: quello degli operatori sanitari.

Cosa serve per conquistarli? Efficienza, sicurezza e affidabilità.

Ecco perché il focus delle nuove tecnologie dovrebbe essere prima di tutto quello di dare strumenti utili al personale medico-sanitario, che possano semplificare e aumentare la precisione del loro lavoro.

L’idea è quella di un futuro in cui i team medici e le tecnologie dialogano e cooperano assieme, per garantire i migliori risultati possibili ai clienti e diminuire i margini d’errore (sia umani che tecnologici).

Ecco la tecnologia dovrà diventare non solo “user-friendly”, ma anche “doctor-friendly”.

doctor

Le innovazioni che resteranno e prospereranno saranno quelle che aiuteranno gli specialisti a produrre risultati clinici migliori, a costi di tempo e economici minori (Venture Beast).

Il modo migliore per incontrare le esigenze dei professionisti sarà quello di sviluppare i prodotti direttamente con loro, in collaborazione con le Università e i Centri di Ricerca.

Sarà fondamentale per i provider far dialogare il proprio team di R&D con i medici dei principali Istituti di Ricerca, in modo che i prodotti e le loro funzioni siano fondati sulla scienza (e siano intuitivi per chi opera nel settore).

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diego vassallo
diego vassallo
1 anno fa

Articolo molto interessante; da tenere in considerazione scenari di diminuzione della tecnologia piuttosto che una continua crescita. I segnali purtroppo iniziano ad emergere

Valeria Vadalà
Valeria Vadalà
Admin
Reply to  diego vassallo
1 anno fa

Ciao Diego, grazie per il tuo commento!
La tua considerazione è molto interessante, ti andrebbe di approfondire il tuo punto di vista?

quintilio
quintilio
1 anno fa

qualsiasi strumento recepisce un “sintomo”, il sintomo dimostra che la “malattia” è già iniziata; qui si potrebbero aprire almeno 2 scenari diversi che sarebbe limitatativo esporre qui, ma sono disponibile a farlo se vorrete, e cmq siamo sempre nel campo della “cura” quando invece il primo compito della “medicina” è quello della “prevenzione primaria”: non far ammalare le persone o, in caso di malattia conclamata risalire ed eliminare la causa…che elimina il sintomo e, questo, anche considerando bene ciò che espone Diego nel suo commento che è ben vero, e basta guardare l’incremento dei casi delle patologie più frequenti(cardiovascolari, tumori, diabebe, malattie della 3° età…) per rendersene conto.
Di contro, la Verità Naturale è che un organismo in equilibrio non ha sintomi, il vero bussines dovrebbe essere questo e il modo c’è, è Naturale ed è verificato da molti anni con successo. Non so come posso farlo conoscere più di quanto ho fatto sinora che ammetto è molto limitato perché, ad oggi e per questo sono qui a cercare aiuto, progredisce solo con il “passaparola”.

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